È difficile, passeggiando per le vie medievali di Siena e vedendo zampillare l’acqua da Fonte Gaia in Piazza del Campo, immaginare che nel sottosuolo corre un labirinto lungo oltre 25 chilometri, in grado di rifornire d’acqua le fonti e i pozzi sparsi per la città.
Questa rete di acquedotti sotterranei prende il nome di Bottini, da buctinus, termine usato per la prima volta nel 1226 ad indicare la particolare volta “a botte” di queste gallerie, di norma alte circa 1,80 metri e larghe meno di un metro.
L’acquedotto è stato scavato soprattutto dal XII al XV secolo per ovviare alla carenza di acqua, inglobando pure un tratto, noto come Fontanella, di probabile origine etrusca.
Oggi è possibile percorrere a piedi questi cunicoli dove l’acqua piovana, raccolta nel gorello - un piccolo canale intagliato nel camminamento - scorre fino a raggiungere le fonti.
I rami principali dei Bottini sono due e trovano sviluppo su du diversi livelli: quello maestro di
Fontebranda (7,5 km), che da Fontebecci e dal ramo di Chiarenna (zona nord di
Siena) porta acqua a Fontebranda e scorre a notevole profondità; quello maestro di
Fonte Gaia, più lungo (15,7 km) e superficiale, che alimenta la fonte di
Piazza del Campo ed altre poste ad altitudini minori.