Il Palazzo Comunale, attuale sede del Comune di San Miniato, ha origine agli inizi del Trecento, quando viene adibito a residenza dei "Dodici Signori difensori del popolo". Il Palazzo era composto originariamente da un unico lotto, ricavato dalla suddivisione tipica delle case a schiera medievali.
Dalla fine del libero Comune agli anni della dominazione fiorentina (1370-1500) il Palazzo subisce restauri e ampliamenti che continueranno anche nei secoli successivi per rispondere sia alle esigenze di rappresentanza dell’autorità centrale fiorentina sia per le varie necessità dell’amministrazione della comunità locale.
Il Museo attuale, istituito nel 2015 e dal 2018 accreditato come Museo di Rilevanza Regionale, comprende gli ambienti dell’Oratorio del Loretino e della relativa sacrestia, la Sala delle Sette Virtù e la Sala del Consiglio.
L’oratorio del Loretino prende il nome da una statua lignea rappresentante la Madonna di Loreto collocata nella nicchia centrale dell’altare in legno.
In origine, questo spazio religioso aveva funzione di cappella privata per i governanti. Nel 1399, poi, acquisì importanza anche per l’intera comunità, in quanto vi fu collocato qui un crocifisso ritenuto miracoloso e molto venerato nella tradizione popolare, poi rimasto in questa sede fino a Settecento inoltrato. A mano a mano, l’oratorio fu abbellito: si realizzò una cancellata di stile gotico intorno al vano presbiteriale; poi, nel XV secolo, vennero decorate anche le pareti.
La cappella venne infatti affrescata con scene dell’infanzia di Cristo e della Passione, mentre sulle vele delle volte vennero raffigurati la Sibilla Eritrea, il Re David e i quattro Evangelisti.
La Sala delle Sette Virtù è il luogo dove venivano prese le decisioni per la guida del libero Comune dopo la morte di Federico II di Svevia. Situata al primo piano, custodisce affreschi con rappresentazioni sacre e civili realizzati tra la fine del Trecento e l'inizio del Cinquecento. Di rilievo il suggestivo campionario di stemmi e insegne araldiche, risalenti al ‘400, apposti dai Vicari fiorentini e dalle nobili famiglie secondo l’uso del tempo, e la Vergine che allatta il bambino circondata dalle Virtù teologali e cardinali, dalle quali deriva il nome dato oggi alla sala, opera di Cenni di Francesco di Ser Cenni.
La luminosa sala dalle pareti completamente dipinte fu costruita a metà ‘700 coprendo un cortile interno al Palazzo. Le pitture furono ideate nel 1928 dal canonico della Cattedrale Francesco Galli Angelini, studioso sanminiatese di storia e araldica, in un fantasioso stile ispirato all’arte del Medioevo. Riprendendo il tema degli stemmi dalla sala attigua (Sala delle Sette Virtù), Galli Angelini celebra la storia sanminiatese attraverso un complesso sistema di rappresentazione che utilizza insegne araldiche, stemmi, ritratti e immagini che richiamano luoghi e figure importanti della città.
Informazioni sull'accessibilità: regione.toscana.it