Il Rinascimento in Toscana è stato un periodo libero sotto diversi punti di vista e in quegli anni vissero, chi in segreto e chi più apertamente, tante coppie di uomini.
Gli amori di cui ti vogliamo raccontare in questo articolo riguardano infatti uomini che nel Rinascimento hanno amato altri uomini. Relazioni spesso sofferte, nascoste e riscritte dalla storia, ma che hanno contribuito a creare grandi artisti e poeti, passati alla storia per le loro opere.
La prima storia d'amore è quella fra Marsilio Ficino e Giovanni Cavalcanti.
Marsilio Ficino, originario di Figline, fu uno dei più importanti umanisti e filosofi del Rinascimento Italiano. Con le sue traduzioni dal greco delle opere di Platone, aiutò la diffusione del pensiero platonico e diede un nuovo impulso alla filosofia.
Secondo il pensiero di Ficino, espresso nel Commentarium in Platonis convivium del 1469 , l’amore senza distinzione era il mezzo per vedere la bellezza. Per viverlo appieno era necessario contemplare la bellezza attraverso lo spirito e il corpo, anche di un altro uomo.
La sua idea di amore neo-platonico venne messa in pratica con Giovanni Cavalcanti, un giovane e bellissimo poeta fiorentino. Ficino scrisse per lui nel 1484 il De Amore e, in seguito, diverse lettere d’amore nel quale era solito chiamarlo “Giovanni amico mio perfettisimo”.
Parliamo ora della storia d'amore fra Pico della Mirandola e Girolamo Benivieni. Giovanni Pico della Mirandola fu un umanista e filosofo appassionato, conoscitore dei grandi uomini del suo tempo come Poliziano e Ficino.
Pico e Girolamo si conobbero probabilmente nel 1479 e iniziarono successivamente una stabile e duratura frequentazione. Nel 1486 a Fratta, fra Todi e Perugia in Umbria, i due amanti vissero insieme al riparo dalle minacce di arresto per eresia da parte di papa Innocenzo VIII. Negli anni precedenti, infatti, Pico della Mirandola era stato accusato da una commissione di teologi di eresia per le sue posizioni che, sebbene non fossero dissacranti, erano in contrasto con la dottrina della Chiesa.
Entrambi vissero il loro amore in modo platonico, così come era in uso a quei tempi. Erano appunto gli anni di Marsilio Ficinio.
Quando Pico della Mirandola, il 17 novembre 1494, morì per avvelenamento da arsenico, l’amato Girolamo Benivieni cadde in una profonda depressione che lo portò a pensare spesso al suicidio.
Il corpo di Pico venne sepolto all’interno della chiesa di San Marco, dove cinquant’anni dopo venne tumulato anche Girolamo. La chiesa, inserita in questo itinerario alla scoperta della Firenze gay friendly, conserva anche una lapide sulla quale è scritto “i cui animi in vita congiunse Amore”.
Una dichiarazione d’amore eterna che suggella il profondo rapporto che i due ebbero in vita.
Ultima storia d’amore travagliata è quella fra Michelangelo Buonarroti e Tommaso de’ Cavalieri. Michelangelo non ha certo bisogno di presentazioni, ma forse una breve parentesi sull’espressione estetica dell’artista sarà utile per comprendere il tormentato amore con il nobile romano Tommaso de’ Cavalieri.
La tensione, l’energia e l’amore per il corpo maschile sono un tratto distintivo delle opere di Michelangelo. Sarà sufficiente ammirare le sue opere nei musei fiorentini come il Tondo Doni alla Galleria degli Uffizi o le sue sculture come il Bacco del Museo del Bargello per accorgersi di come ogni corpo, anche quello femminile, diventi espressione di amore per le forme a volte rudi e altre efebiche tipiche del corpo maschile.
La sua vita non fu affatto tranquilla e lo scultore, oltre a essere considerato già in vita uno dei più grandi artisti del Rinascimento, divenne famoso anche per la sua personalità irrequieta, profondamente irascibile ed eternamente insoddisfatto.
Cresciuto nel fermento rinascimentale fiorentino, entrò in contatto con i grandi intellettuali del suo tempo, da Poliziano a Pico della Mirandola, fino ad arrivare a Marsilio Ficino, dai quali apprese e fece sua la dottrina neo-platonica dell’amore.
L’incontro fra Michelangelo e Tommaso de’ Cavalieri avvenne e Roma nel 1532, i due legarono immediatamente in modo appassionato e Michelangelo non tardò a descrivere la bellezza di Tommaso come “luce del secolo nostro, paragone per il mondo intiero”.
A testimonianza della relazione fra i due abbiamo le lettere che si scambiarono a partire dal 1533, opere d’arte il cui soggetto ritratto fu Tommaso (fra queste anche il Ratto di Ganimede, il cui mito abbiamo raccontato nel nostro articolo sulle opere e i miti di arte LGBT agli Uffizi) e diversi sonetti d’amore, in uno dei quali si legge “L'amore non è sempre un peccato aspro e mortale”.
Sebbene il loro amore divenne impossibile a causa del difficile carattere di entrambi, i due rimasero insieme per tutta la vita. Quando Michelangelo si spense, a 88 anni nel 1564, Tommaso lo assistette fino alla fine.
Che siano amori tra due uomini, tra due donne o un amore tra uomo e donna quello che è certo è che l’amore in ogni sua forma sa essere davvero complicato.