In una terra costellata di castelli rinascimentali e ambienti cortigiani come la Lunigiana, dove i Malaspina hanno governato dal XIII secolo alla Rivoluzione Francese e i grandi mercanti dell’epoca Granducale hanno costruito Ville, giardini e palazzi meravigliosi, non possono mancare storie d’amore senza tempo, racconti di relazioni impossibili, miti e leggende romantiche. Simbolo di questa rassegna di storie di innamorati è il Cupido bendato che spicca tra gli affreschi di Palazzo Dosi Magnavacca, capolavoro del Barocco pontremolese: infatti, purtroppo, come ci insegna il mito dell’amore cieco, questi racconti trattano spesso storie di amori infelici, travagliati, ostacolati. Il mito della punizione di Cupido è narrato nelle Metamorfosi di Apuleio. Gli amori complessi e non corrisposti sono narrati anche nelle storie del Salone.
La storia di Bianca Maria Aloisia del Castello di Fosdinovo è sicuramente la più celebre: figlia del Marchese Malaspina, fu colpevole di aver amato perdutamente uno stalliere e perciò fu murata viva insieme ad un cane, simbolo della fedeltà nei confronti dell’amato, e ad un cinghiale, emblema della sua ribellione nei confronti della famiglia. Una racconto di amore impossibile che ancora si vive durante la visita al Castello, nel quale, secondo la leggenda, aleggia la presenza della Principessa.
Si respira l’amore anche nel Salone del Castello di Pallerone, nel Comune di Aulla, una monumentale residenza che fu, per secoli, sede marchionale della famiglia Malaspina. All’interno, un ciclo di affreschi attribuito con ogni probabilità al fivizzanese Stefano Lemmi, datato alla fine del Seicento. Dall'amore eterno, raccontato dal mito di Selene ed Endimione, all'amore non corrisposto di Galatea e Polifemo fino all'amore per se stessi di Narciso, il salone di rappresentanza rievoca gli antichi splendori di corte della famiglia Malaspina.
Un amore travagliato, ma con un finale positivo, è quello tra Angelica Malaspina del Marchesato di Bastia e Giulio de’ Medici, figlio di Alessandro il Moro. Si conobbero a Pisa dove, a seguito dei loro incontri segreti, nacque il figlio Cosimo. Nonostante il profondo legame, l’amore tra i due fu fortemente ostacolato nel corso di tutta la loro vita: Giulio sposò un’altra donna, la famiglia Medici accusò Angelica di mala condotta e la donna si ritirò in convento, dove fu costretta a pronunciare i voti. La fiducia nel suo amato e la sua lungimiranza convinsero le sue consorelle a sottoscrivere una dichiarazione in cui Angelica denunciava la sua coercizione a diventare monaca e prevedeva lo scioglimento dei voti qualora Giulio l’avesse chiesta in sposa. Finalmente, nel 1583 venne liberata in seguito ad un processo presieduto dal Vescovo di Massa, e raggiunse Pisa dove fu accolta dal promesso sposo.
Ma non tutti gli amori lunigianesi sono tragici e infelici: la storia di Carlo Dosi Delfini e dell’amatissima moglie Giulia Reghini sono un esempio di amore puro e fedele, che supera il tempo e la morte. Dopo un matrimonio solido e duraturo, dal quale nascono dodici figli, la morte di Giulia ferisce talmente il proprietario di Villa Dosi Delfini da convincerlo a ritirarsi a vita conventuale e abbandonare la propria casa prima che venisse completata. Una fedeltà che lascia ancora oggi i visitatori della Villa senza parole.