L'importanza della comunità ebraica crebbe con l'affermarsi dei banchi di prestito concessi da Cosimo il Vecchio. L’apertura dei banchi fu accompagnata dal trasferimento a Firenze di numerosi feneratori, assieme alle proprie famiglie. Risiedevano, in particolare, al di là dell’Arno, nel quartiere di Santo Spirito, e nelle vicinanze del Ponte Vecchio. In quel periodo gli ebrei avevano l'obbligo di esibire un segno distintivo di colore giallo.
Dopo la morte di Lorenzo de' Medici si acuì l'intolleranza e l'ostilità nei confronti degli ebrei. Sul finire del 1400 fu istituito un Monte di Pietà e i banchi ebraici furono chiusi con l'ordine di espellere gli ebrei, ma poiché tale istituzione non riusciva a rispodere alle richieste della popolazione, spesso i prestatori venivano riammessi e i loro banchi riaperti, in modo intermittente e in base alle necessità del Ducato.
Il ghetto di Siena fu istituito da Cosimo I de’ Medici nel 1571, un anno dopo quello di Firenze. Corrispondeva a una città nella città, alle spalle di Piazza del Campo, compresa fra via del Salicotto e via San Martino, e tagliata da vicoli e stradine parallele. Nonostante le limitazioni e le pesanti restrizioni, la comunità ebraica senese si ampliò arrivando fino a 400 membri e il suo impegno contribuì in modo significativo alla crescita economica e culturale della città.
Nel 1799 i francesi che occupavano Siena riconobbero agli ebrei la cittadinanza a pieno titolo ma questo scatenò una violenta rivolta che causò la parziale distruzione del ghetto e l'uccisione di 19 ebrei, molti dei quali arsi vivi in Piazza del Campo. Una lapide ricorda questo tragico evento che segnò l'inizio del declino della presenza della comunità ebraica a Siena.
In via delle Scotte n. 14 è tuttora presente la Sinagoga e in vicolo del Luparello avevano sede le scuole e le diverse confraternite. La Sinagoga fu inaugurata nel 1786 ed è ancora oggi il centro di culto della comunità locale, oltre ad essere tra i pochi esempi di Rococò e Neoclassicismo in Toscana.
In via degli Archi si trovava la fontana del ghetto, probabilmente opera di Jacopo della Quercia, oggi conservata al Museo del Comune. Alcune zone sono ancora riconoscibili ma buona parte dell’area fu ristrutturata con il risanamento urbano avvenuto nel 1935.
Se ci spostiamo sulla costa toscana, luoghi come Livorno e Pisa hanno risentito positivamente della presenza degli ebrei in ambito economico e manifatturiero.
Nel XVI secolo fu istituita la legge Livornina con lo scopo di incrementare il commercio nel nascente porto di Livorno. Tale legge, scritta da Ferdinando I de' Medici, favorì l'insediamento di comunità ebraiche nella città labronica in quanto concedeva agli ebrei, a quel tempo perseguitati in tutti i territori assoggettati alla Spagna, la libertà di praticare il loro culto. Fu così che la città iniziò a ospitare una folta comunità ebraica che impiantò diverse attività, anche in ambito artigianale con la lavorazione del corallo.
A Livorno si possono visitare su prenotazione sia il cimitero monumentale che il museo ebraico, ospitato da una palazzina utilizzata come luogo di culto nel secondo dopoguerra. Una serie di bombardamenti infatti causò la distruzione dell'importante Sinagoga che dava su via Grande. Il museo conserva oggetti preziosi che abbellivano la Sinagoga e che giungevano a Livorno grazie agli scambi commerciali con Venezia, con l'Olanda, col Nordafrica. Purtroppo i pezzi più antichi e prestigiosi sono andati perduti, ma alcuni di quelli rimasti mostrano una fattura molto pregiata.
In seguito alle leggi razziali furono oltre un centinaio i livornesi ebrei deportati, consegnati ai nazisti da fascisti italiani su delazione o sulla base delle liste stilate dalla Questura. Pochissimi, meno di dieci, furono i sopravvissuti.
Oggi una nuova Sinagoga risalente agli anni '60 del Novecento sorge sui resti di quella abbattuta dutante il secondo conflitto mondiale.
Le leggi Livornine davano notevoli privilegi gli ebrei che intendevano trasferirsi a Livorno ma anche a Pisa. Le libertà religiose, personali e commerciali attiravano verso i due centri interessati un'ondata immigratoria, fatta non solo di mercanti, ma anche di manifattori, specialmente del settore tessile. A Pisa sono attestati 500 ebrei nel 1615, numero poi dimezzato a causa della peste e in notevole crescita tra il Settecento e l'Ottocento.
I luoghi di Pisa legati alla storia ebraica sono l'odierna Piazza dei Cavalieri, dove un tempo probabilmente vi era una Sinagoga, e il Palazzo da Scorno, sul Lungarno Galilei, sempre utilizzato come luogo di culto.
L'odierna Sinagoga è sede della comunità ebraica dalla fine del XVI secolo.
L'attuale cimitero ebraico, visibile dalle mura medievali che costeggiano la Piazza del Duomo, è attivo dal 1674 ed è stato preceduto da altri tre cimiteri dei quali restano solo alcune tracce epigrafiche sulle mura.
In epoca feudale, la comunità ebraica si rifugiò a Pitigliano occupandone la parte sud del paese, l'odierna via Zuccarelli dove nel 1622 era situato il ghetto con la Sinagoga, i negozi e le botteghe artigianali.
La contea di Pitigliano e Sorano, dominata dalla famiglia Orsini, permise l'accoglienze di numerose famiglie cacciate dallo Stato Pontificio.
Dopo una lunga ghettizzazione sotto i Medici (più di cento anni), furono i Lorena a portare un vento di cambiamento: le nuove leggi permettevano agli ebrei di commerciare e sancivano la loro uguaglianza con gli altri sudditi, gettando le basi per una rinascita economica e per l'inegrazione tra gli abitanti. Qui come altrove, l’Ottocento fu il periodo d’oro, molti si spostarono a Livorno in cerca di maggiore fortuna. Poi la deportazione nazifascista azzerò la comunità.
Oggi a Pitigliano si può visitare il cuore della cosiddetta Piccola Gerusalemme della Maremma, costituita dal ghetto, il forno delle azzime, l'antico cimitero e anche il Museo di Cultura ebraica, ospitato nell'edificio che fu il primo luogo di culto e di studio ebraico. Sopra di esso fu costruita nel 1598 l'attuale Sinagoga, danneggiata dal crollo di un masso tufaceo negli anni Sessanta e restaurata negli anni Novanta.
Anche Sorano fu sede di un'importante comunità. Puoi passeggiare per le strade di quello che era l'antico quartiere ebraico e vedere l'unica testimonianza rimasta, ovvero il portone del ghetto.
Nella Maremma grossetana si può assaggiare lo sfratto, tipico di Pitigliano e Sorano: si tratta di un dolce ebraico tradizionale a base di noci e miele.
Nei primi decenni del XVII secolo a Monte San Savino, in Valdichiana, nacque una piccola comunità ebraica. Il marchese del borgo concesse la licenza necessaria per l’apertura di un banco di prestito e altre attività economiche. Ma nel maggio 1799 le famiglie ebraiche furono travolte dai moti antifrancesi e antigiacobini e abbandonarono il luogo.
Restano testimonianze importanti della loro permanenza: l’antico cimitero (in località Campaccio) e il piccolo quartiere ebraico con la casa del rabbino e la Sinagoga.
Tra il 2001 e il 2006 un ingegnere aeronautico residente a Tel Aviv, Jack Arbib, decise di occuparsi del restauro conservativo della Sinagoga e del recupero di 20 lapidi del cimitero che giaceva in stato di abbandono.
Il museo della deportazione di Prato si trova a Figline di Prato, luogo in cui il 6 settembre 1944 i nazisti impiccarono 29 partigiani della brigata Bogardo Buricchi. Il percorso museale permette di intraprendere un viaggio simbolico in un lager attraverso materiale fotografico e oggetti che venivano utilizzati nei campi di concentramento nazisti.
In città come Firenze, Lucca e Pistoia, quasi 700 ebrei furono perseguitati e arrestati. In centinaia furono deportati nei campi di concentramento soprattutto in seguito a delazioni e collaborazioni con i carabinieri. Fortunatamente molti ebrei si salvarono nascondendosi, fuggendo nel sud della Toscana o in Svizzera (fonte: museodelladeportazione.it).
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria e la Toscana partecipa sentitamente ogni anno a questa ricorrenza internazionale con eventi volti a non dimenticare le vittime dell'Olocausto.