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Livorno, terrazza Mascagni al tramonto
Photo © dexmac - Pixabay
Photo © dexmac - Pixabay

Viaggio nell'artigianato di Livorno

I tesori di una città cosmopolita, tra storia e maestria

Livorno, una terra fatta di ricchezze, di coltivazioni e di vigneti, di colline e archeologia. Una città che fa dell'incontro tra mare e terra la sua forza generando importanti tradizioni artistiche.

Ecco qualche spunto per conoscere da vicino l'artigianato di Livorno, terrazza sul mare, luogo in cui convergono culture lontane.

Indice
  • 1.
    Il corallo
  • 2.
    Il legno
  • 3.
    Il ferro

Il corallo

Collana di corallo
Collana di corallo - Credit: Mauro Cateb

Per parlare della lavorazione del corallo è necessario fare un passo indietro nella storia. La città di Livorno, per la sua posizione sul Mar Tirreno e la funzione di scalo portuale, ha avuto da sempre la caratteristica di territorio permeabile ai flussi migratori. Gli avvenimenti politici e sociali e in particolare la Costituzione Livornina emanata da Ferdinando Medici favorirono l’insediamento di popolazioni straniere nella città portuale tra Cinquecento e Seicento, richiamate soprattutto dalle facilitazioni commerciali e dalla tolleranza religiosa.

In questo contesto molti maestri corallai genovesi e commercianti armeni arrivarono a Livorno, insieme con artigiani e mercanti ebrei provenienti da Spagna e Portogallo, dove erano perseguitati. Furono questi ultimi in particolare a portare in città i segreti della lavorazione del corallo.

Nel Seicento era usanza "toresare" il corallo, ovvero ridurlo in chicchi, per poi spedirlo via mare in luoghi come Alessandria d'Egitto. Nel corso di questo secolo e quello successivo, la lavorazione e il commercio del corallo conobbero la loro massima espressione. Il corallo veniva pescato in Nord Africa e portato a Livorno su imbarcazioni napoletane, sarde e corse. Nel Settecento, il giro d'affari legato al corallo supera i centomila zecchini.

Dopo un periodo di decelerazione - durante la dominazione francese - i laboratori si moltiplicano e si specializzano nelle varie fasi di lavorazione, di cernita e classificazione, per tutto l'Ottocento. La manodopera era costituita soprattutto da donne (le "corollaie") che spesso lavoravano in casa. Particolarmente raffinati erano i gioielli come collane, spille, bracciali e pendenti, nonché le statuette che andavano ad abbellire le case della nobiltà. Tuttavia, oltre ai salotti, il corallo si trova sempre presente in simboli di riti scaramantici popolari: si dice infatti che sia ideale per fare amuleti contro il malocchio.

Il legno

Essendo una città di mare così importante, Livorno ha visto nascere tantissime imbarcazioni. Qui intagliatori, falegnami e maestri d'ascia accompagnano da sempre le fasi di costruzioni delle navi. Nell'Ottocento si intensifica anche la lavorazione del legno destinato a fabbricare mobili con ottime materie prime di importazione. Nasce così il mestiere dell'ebanista, ovvero colui che conosce le tecniche dell'intaglio, dell'intarsio e delle verniciatura.

Attratte dagli incentivi concessi dai granduchi agli artigiani, nel corso del Seicento si insediano a Livorno alcune famiglie di intagliatori e incisori: l'ebanisteria o arte degli stipettai si unisce al lavoro della falegnameria nei laboratori della città. Anche in questo caso - analogamente allo sviluppo del corallo e del ferro - la ripresa e l’affermazione di questo tipo di artigianato a Livorno coincidono con la restaurazione dei Lorena. Sotto l’influenza dello stile impero ereditato dal periodo d’occupazione napoleonica, i granduchi dettavano le regole del gusto, prediligendo l’imitazione del barocco e del rococò. L’arte si diffonde in breve tempo e anche un piccolo oggetto d'arredo artigianale in legno diventa indispensabile nelle case delle famiglie agiate. 

Alcuni tratti tecnici ed estetici sviluppati nel corso degli anni trenta dell’Ottocento distinguono il mobile livornese da tutti gli altri, ad esempio l’impiallacciatura in mogano e la raffinatezza dell’intarsio su legno dolce che riprende motivi geometrici filettati che lasciano ampi spazi liberi. A queste caratteristiche spesso si aggiunge una serie di accorgimenti e congegni che permettono allo stesso mobile di essere utilizzato per più funzionalità. 

Il ferro

Realizzazioni in ferro battuto a Livorno
Realizzazioni in ferro battuto a Livorno - Credit: La Bottega Del Fabbro

Nella Toscana dell’Ottocento Livorno è all’avanguardia nell’utilizzo del ferro fuso. La produzione artistica di raffinati complementi d’arredo comprende letti in ferro battuto, lavamani, infissi, lumi e orologi.

Nel 1842, l’inaugurazione della Porta San Marco, eseguita nelle fonderie granducali di Follonica, segna una svolta significativa nella lavorazione di questo materiale. La porta infatti costituisce uno dei primi tentativi in Toscana di stabilire un connubio tra le potenzialità costruttive ed estetiche, anticipando soluzioni architettoniche che caratterizzeranno di lì in avanti le stazioni ferroviarie, gli edifici pubblici e i mercati europei.

La nuova tecnologia si afferma in parallelo con i mestieri tradizionali del ferro battuto, fornendo prodotti di artigianato artistico destinati ad abbellire giardini ed edifici. Da ringhiere, balconi, fontane e cancelli realizzati con gusto e sperimentazione tecnica, arriviamo agli arredi sacri, come recinti per altari o scale per pulpiti e balaustre. Ma è soprattutto la diffusione dei lampioni a gas ad affermare il ferro fuso come tecnica per l'arredo urbano dell'epoca. Con l'aiuto delle macchine a vapore, Livorno si dedica anche alla produzione industriale di tubi per il gas e di rotaie per strade ferrate. Da questi settori presero un'ulteriore spinta le maestranze specializzate nella cantieristica navale.

La tradizione non è andata perduta e il ferro rimane un materiale “nobile” che - insieme ad altri metalli come l’ottone - è ancora molto usato nella produzione artigianale di complementi di arredo.

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