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Loro Ciuffenna
Photo © cinzia
Photo © cinzia

3 cose da non perdere nel Valdarno

Natura, arte e tradizioni di una delle zone più affascinanti della Toscana

Tra Arezzo e l'Area Fiorentina si trova una valle splendida attraversata dall'Arno. Si tratta di uno dei territori che ha saputo gestire con grande equilibrio le esigenze produttive con la conservazione di beni artistici e ambientali dal valore inestimabile. Si tratta del Valdarno.

Scopriamo insieme 3 tesori da non perdere in un viaggio attraverso questa terra ricca di sorprese.

Indice
  • 1.
    Le Balze del Valdarno
  • 2.
    Loro Ciuffenna e il suo mulino
  • 3.
    L'Annunciazione del Beato Angelico
1.

Le Balze del Valdarno

Balze del Valdarno
Balze del Valdarno - Credit: Claudia D'Aliasi

Guglie rocciose, pinnacoli che possono raggiungere i 100 metri di altezza, gole profonde. Nel Valdarno superiore (in particolare nel comune di Reggello) le formazioni di rocce argillose conosciute come Balze danno vita a panorami insoliti quanto suggestivi, che ci si aspetterebbe di vedere in un viaggio alla scoperta del Grand Canyon nei parchi statunitensi.

Chiamate anche “smotte”, le balze rappresentano uno spettacolo naturale che stupisce chiunque si trovi al loro cospetto: anche il più grande genio di tutti i tempi, Leonardo da Vinci, ne rimase ammaliato, tanto da cogliere le peculiarità di questo paesaggio e ritrarlo come sfondo della sua opera più famosa, la Gioconda.

Le Balze non sono solo uno splendido sfondo paesaggistico ma anche un habitat di particolare pregio naturalistico tutelato dall’Area Naturale Protetta di Interesse Locale, da esplorare al ritmo dei propri passi per apprezzare un territorio dalle caratteristiche geologiche uniche e godersi una bellissima giornata all’insegna di trekking e natura.

Il sentiero dell'acqua zolfina è uno dei percorsi escursionistici che permette di ammirare al meglio lo spettacolo delle Balze. Costituisce un facile anello che parte e arriva in uno dei borghi più belli d'Italia, Castelfranco di Sopra, e prende il nome da una sorgente di acqua zolfina toccata dall’itinerario. La vallata ha i tipici toni della campagna toscana, tra frutteti e vigneti. Verso il punto intermedio dell’anello troverai una strada che porta al piccolo e delizioso borgo arroccato di Piantravigne.

1.

Loro Ciuffenna e il suo mulino

Loro Ciuffenna
Loro Ciuffenna - Credit: R. Boed

Immaginate un borgo in cui il tempo sembra essersi fermato a quando si sfruttava ancora l'energia dell’acqua. Qui, alle pendici del Pratomagno, il fiume Ciuffenna muove ancora le pale di un mulino, eretto su un macigno. Si tratta di uno dei più antichi mulini ad acqua ancora funzionanti in Toscana, l'unico rimasto dei 14 mulini presenti lungo il fiume. Risalente all’anno 1000, viene ancora utilizzato per la produzione delle farine di grano, mais e castagne.

Loro Ciuffenna - uno dei “borghi più belli d’Italia” - è raccolto proprio attorno a questo mulino e alla torre civica, il cui orologio scandisce da secoli le giornate degli abitanti. Un ponte romanico in pietra, detto ponte vecchio, unisce le due sponde del fiume. L’atmosfera familiare di questo piccolo centro rurale, circondato dai boschi, rende piacevole una passeggiata per i vicoli e lungo il camminamento che fiancheggia lo scorrere dell'acqua.

1.

L'Annunciazione del Beato Angelico

Beato Angelico, Annunciazione, Museo Basilica Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno
Beato Angelico, Annunciazione, Museo Basilica Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno

Il Beato Angelico, definito da Vasari “eccellente pittore” e “ottimo religioso”, nacque nel Mugello e si formò a Firenze, ma è a San Giovanni Valdarno che si può ammirare uno dei suoi maggiori capolavori: L’Annunciazione. 

Il Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie raccoglie numerosi dipinti provenienti da chiese e conventi della città e del territorio, in particolare risalenti al Quattrocento e al Seicento. Di tutta la collezione, l’Annunciazione rappresenta l’opera più emozionante. Fu realizzata intorno al 1430 e proviene dal convento di Montecarlo.

Richiamando alcune caratteristiche della più conosciuta Annunciazione di Cortona, Il Beato Angelico rappresenta la scena sotto un portico finemente decorato dalle grandi arcate che aprono l’ambiente su un panorama bucolico. L’arcangelo Gabriele in veste rossa e decorata d’oro è ritratto nel gesto di un inchino davanti alla Madonna, anch’essa chinata in avanti con le mani al petto, in una posa quasi speculare. Il volto della Vergine, incorniciato dall'aureola, ha delle caratteristiche che sembrano sfidare il tempo per la sua modernità.

Rispetto all’Annunciazione Cortonese, quella di San Giovanni esprime maggiore sensibilità nei colori e nella luce, con un senso dell’equilibrio e della prospettiva che focalizza la nostra attenzione sulla scena dell’Annunciazione, attirando il nostro sguardo in modo magnetico.

Se oggi possiamo ammirare questo capolavoro lo dobbiamo anche alle persone che si impegnarono per nasconderlo e proteggerlo dalle razzie avvenute durante la seconda guerra mondiale.

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