A gennaio, nel cuore del freddo inverno, Pontremoli si riscalda con una delle sue più antiche tradizioni: la Disfida dei falò.
Migliaia di persone si riversano ogni anno per le strade e i ponti del borgo per godersi il meraviglioso spettacolo di questi enormi fuochi che affrontano le tenebre e le intemperie per regalare a tutti uno spettacolo straordinario. I falò di San Nicolò e San Geminiano sono una delle pratiche più antiche e amate di Pontremoli, ancora in grado di meravigliare e stupire chiunque.
Ma da dove deriva questa tradizione? E quando vengono organizzati i due fuochi? Continuate a leggere per scoprire tutto su una delle usanze più caratteristiche della Lunigiana.
I falò lunigianesi non sono l'unica testimonianza in Italia di tradizioni legate all'accensione di fuochi propiziatori. Per tutto lo stivale, dalla Romagna al Salento, infatti, si innalzano e bruciano enormi cataste di legna per illuminare le brevi notti dei mesi invernali. Un rito che affonda le proprie radici negli antichissimi riti della tradizione pagana.
Sembrano, infatti, ricollegarsi ai remoti culti che celebravano il dio Sole , rappresentazione della vita, con l'accensione di fuochi per propiziarne la “vittoria” contro il freddo e sterile inverno e augurare una buona stagione di raccolto. I roghi, inoltre, simboleggiavano la volontà di abbandonare tutto ciò che apparteneva ai mesi passati, per iniziare al meglio l'anno venturo (non a caso vengono accesi a ridosso di gennaio!).
Con il passare dei secoli questa pratica è stata adottata e rivalutata dal Cristianesimo, diventando così la tradizione di oggi.
Ma non è finita qui. Una tradizione locale lega i falò pontremolesi all'antica ostilità medievale tra la fazione dei Guelfi e quella dei Ghibellini , sostenitori rispettivamente del Papato e dell'Impero. Gli scontri, spesso violenti, tra questi due partiti segnarono la storia e la conformazione di Pontremoli che, nel 1322, per far fronte alle crudeltà, fu costretta a dividere il borgo in due con la costruzione della Cortina di Cacciaguerra. Il loro antagonismo è giunto fino a noi, seppur mitigato e in guisa di gioco, sotto forma della competizione tra i due falò. In realtà, in passato i fuochi pontremolesi dovevano essere molti di più: le testimonianze ei documenti attestano la pratica dell'accensione di falò parrocchiali fin dal Cinquecento.
I protagonisti della disfida sono i due gruppi di “fuochisti” che ogni anno innalzano e bruciano i due falò sotto gli occhi di centinaia di spettatori, sfidandosi nella realizzazione del fuoco più grande e meglio riuscito. Prendono il nome dalle due parrocchie del borgo: San Nicolò , dalla bandiera bianca e azzurra, e San Geminiano , dalla bandiera bianca e rossa.
Il primo ad essere acceso è il falò San Nicolò il 17 gennaio sulle sponde in secca del Magra , nei pressi di Porta Parma. Due settimane dopo è il turno del falò di San Geminiano , che brucia lungo il Torrente Verde il 31 gennaio , in occasione del patrono della città. Le due pire, alte quasi trenta metri e realizzate con una grande quantità di legna da ardere, attirano ancora oggi un gran numero di persone, tra cittadini e visitatori esterni, per meravigliarsi e per fare il tifo alla propria fazione preferita a suon di canti e motti goliardici. Assistere ai falò significa passare una piacevolissima serata all'insegna del divertimento , della compagnia e della tradizione.
Da pochi anni, il 13 gennaio a Pontremoli torna ad accendersi il falò di Sant'Ilario, nei pressi della piccola chiesa ai piedi del Castello del Piagnaro .
Non è solo a Pontremoli che si mantiene viva questa antica usanza: anche in altri paesi della Lunigiana si organizzano diversi falò tra la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo. A Villafranca si brucia il falò di San Nicolò il 5 dicembre, alla vigilia della festa di San Nicolò. Il 16 gennaio, invece, sia a Filattiera che a Mulazzo si accendono i falò di Sant’Antonio, in onore al santo protettore del bestiame.
Secondo voi quest'anno chi vincerà la tanto agognata disfida dei falò ?