La Toscana è stata spesso un luogo di rifugio ed ispirazione per molti artisti e scrittori, sia italiani che stranieri.
Tra questi ricordiamo anche un personaggio eccentrico e complesso, stravagante e dissoluto: il poeta Gabriele D'Annunzio.
In una delle sue opere più conosciute, l’Alcyone, D’Annunzio racconta un'estate vissuta tra le colline di Fiesole, le Alpi Apuane, le spiagge del litorale pisano, la Versilia ed il Casentino: attraverso le sensazioni, le impressioni e le meravigliose immagini che il poeta ci regala, è possibile ripercorrere le tappe di questo meraviglioso diario lirico.
Parte da Fiesole e dalle colline circostanti questo magnifico viaggio toscano, attraverso l’annuncio dell’inizio dell’estate: “La sera fiesolana” descrive un paesaggio rurale secondo un modello di scrittura antico, quasi come una litania sacra e ci descrive il passaggio dalla primavera alla stagione calda.
Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pini dai novelli rosei diti
che giocano con l’aura che si perde,
e su ’l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su ’l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.
Fiesole è un’antichissima città etrusca alle porte di Firenze, da sempre rifugio degli intellettuali e degli amanti dell’arte: la bellissima natura che la circonda ne fa inoltre il punto ideale per intraprendere passeggiate e scampagnate.
Da qui la vista su Firenze lascia davvero senza fiato.
Arrivando sul litorale delle Terre di Pisa, le storiche "capanne dei pescatori" regalano ancora oggi uno scenario unico: i Retoni di Boccadarno sono strutture in legno - progettate e costruite dai pescatori dopo la Seconda Guerra Mondiale - in grado di regalare un panorama unico a chi passa da Marina di Pisa.
Proprio qui D’Annunzio racconta la felicità di godersi il sole ardente dell’estate marina, mentre scende lungo il fiume silenzioso ascoltando gli uccelli.
“O Marina di Pisa, quando folgora
il solleone!
Le lodolette cantan su le pratora di San Rossore
e le cicale cantano su i platani
d’Arno a tenzone”.
Oggi percorrendo il viale Gabriele D’Annunzio fino ad arrivare alla foce del fiume Arno, possiamo ammirare la pineta del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli da un lato e il Porto di Pisa dall’altro.
Sullo sfondo la maestosa bellezza delle Alpi Apuane.
Alla fine del luglio 1899, D’Annunzio inizia ad esplorare la regione, visitando in particolare le cave di marmo di Carrara.
“O grande Estate, delizia grande tra l’alpe e il mare
tra così candidi marmi ed acque così soavi
[…] laudata sii
o voluttà grande nel cielo nella terra e nel mare”.
Il fascino indiscusso di questi paesaggi lunari è ancora oggi meta di privilegiata da chi cerca emozioni forti: ammirare ed entrare nel cuore della cave è un’esperienza potente che parte dagli occhi e arriva fino all’anima, in un viaggio che racchiude in sé tutta la meraviglia dell’equilibrio fra uomo e natura.
Nel luglio del 1902 D’Annunzio si reca in Casentino con lo scopo di far progredire la stesura dell’Alcyone e si mette sulle tracce di San Francesco che ha ricevuto le stigmate proprio qui, sul monte roccioso della Verna.
Il Santuario della Verna è ancora oggi un luogo mistico e spirituale dove la natura incontaminata incontra la fede e la cultura: meta di pellegrinaggi da ogni parte del mondo, si erge sulla roccia abbracciato dalla natura della foresta casentinese ed ospita - nella Basilica dedicata a Santa Maria Assunta - l’Annunciazione, uno dei capolavori dello scultore Andrea della Robbia.
“Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove
su le tamerici salmastre
ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti” [...]
Presso Villa La Versiliana a Marina di Pietrasanta, tra il mare cristallino e il verde della pineta, D’Annunzio scrive la nota lirica “La pioggia nel pineto”.
D’Annunzio amava camminare tra le dune assolate e lungo la battigia, ma apprezzava anche il paesaggio fresco e riposante a ridosso dell’arenile dove “la macchia è attraversata da larghi viali sòffici su cui si galoppa senza rumore, come in sogno”.
In quel periodo in una lettera al suo amico Treves, l'autore scrive:
“Io sono nel più bel posto dell’universo”. Un'ulteriore prova che dimostra quanto la natura e l'atmosfera toscane abbiano affascinato e sedotto il poeta.