Mura, torri medievali e campagne sconfinate: Anghiari è una vera perla della Valtiberina toscana, un territorio ricco di storia e di tradizioni da scoprire ad ogni viaggio.
Tra le sue eccellenze troviamo anche moltissimi castelli che, sparsi nel comprensorio, sono testimoni di un passato antico e glorioso.
L'antico castello prende il nome dal toponimo Sorci: deriva dal germanico 'sorku', che significa brughiera, scopeto quindi 'luogo delle scope di macchia' che facevano e fanno parte tuttora della vegetazione locale.
Fu sottomesso nel 1385 alla dominazione fiorentina e divenne poi dimora del capitano di ventura Baldaccio Bruni, definito "uomo in guerra eccellentissimo, perché in quei tempi non era alcun in Italia che di virtù di corpo e d'animo lo superasse"(Niccolò Machiavelli).
Baldaccio fu ucciso a tradimento e decapitato il 6 settembre 1441, ecco perché si dice che il suo fantasma aleggi ancora nelle sale di questo antico maniero: c'è chi assicura di percepire la sua presenza attraverso rumori di catene trascinate, un'armatura che cambia continuamente di posto e un pianoforte che emette suoni senza che nessuno lo sfiori.
A partire dagli anni '70 del secolo scorso il castello di Sorci è tornato alla vita grazie all'impegno dell'attuale proprietario Primetto Barelli e dei figli, cui spetta il merito di aver raccolto il peso di una vicenda secolare trasformando la struttura in uno dei ristoranti più conosciuti d'Italia, frequentato anche da molti personaggi famosi: a tal proposito occorre ricordare che gli attori Roberto Benigni e Massimo Troisi, ospiti di Sorci, hanno tratto ispirazione da questo luogo per la sceneggiatura del film 'Non ci resta che piangere'.
Il Castello di Sorci è temporaneamente chiuso.
Il castello di Toppole rientra nel sistema d'insediamento fortificato sulla destra della valle del Sovara, insieme a Valialle, Casale, Upacchi e Scoiano. Le prime notizie risalgono al 1087, quando Enrico di Bernardo di Galbino s'impegnò a difendere Toppole per conto dei vescovi aretini. In seguito il castello fu soggetto a varie successioni: monaci Camaldolesi, Ranieri di Galbino, la famiglia aretina dei Tarlati ed infine i fiorentini.
Purtroppo attualmente l'impianto primitivo non è più leggibile, l'interno comprende delle unità edilizie rurali piuttosto rimaneggiate, mentre al centro del nucleo abitativo c'è la chiesa di S. Clemente che risale probabilmente al XII sec., anche se alcune tombe recentemente scoperte ne fanno supporre una datazione anteriore.
Poco distante da Toppole, raggiungibile anche a piedi tramite un sentiero, è la Badia di San Veriano, abbazia camaldolese sorta alla fine dell'XI secolo.
Pianettole è un bell'esempio di fortilizio medievale mantenuto in discreto stato di conservazione, in cui sono evidenti l'alta cinta muraria in pietra, la porta ad arco che costituisce l'unico accesso all'interno delle mura ed il possente torrione con basamento a scarpa. La torre è ancora divisa da solai lignei collegati da scale, mentre al primo piano è collocato un camino. Costruito dai signori di Montauto, il castello fu donato ai Camaldolesi nel 1142.
Costruito tra il 1180 ed il 1190 su le rovine di una preesistente torre longobarda, il castello prese il nome della montagna piuttosto irta: Monte Acuto. Dall'alto di questa vetta, dominava tutti i territori circostanti risultando praticamente imprendibile, con due lati verso lo strapiombo della valle del torrente Sovara, uno protetto dalle rocce della montagna ed il fronte rivolto all'unica via di accesso.
Proprio per ragioni difensive nacque la prima costruzione di torre-fortezza, poi nel corso dei secoli l'architettura del castello ha subito numerose trasformazioni.
Nel XIII secolo il castello ha ospitato più volte Francesco d'Assisi nel suo pellegrinare verso la Verna: la piccola Cappella che ancora esiste era il luogo di preghiera del giovane frate e fino al 1503 ha ospitato la tonaca che egli donò al conte Alberto Barbolani durante il suo ultimo viaggio dalla Verna, dove aveva ricevuto le stigmate, verso Assisi, dove morirà la notte tra il 3 e 4 di ottobre del 1226.
Nel 1503, durante gli scontri tra Arezzo e la Repubblica Fiorentina, il castello fu preso con l'inganno dai fiorentini e la tonaca venne portata a Firenze laddove è rimasta fino a pochi anni fa, quando è stata collocata all'interno della cappella delle reliquie nella Basilica del Santuario della Verna.
Resistendo ad un bombardamento nel 1944, durante la II Guerra Mondiale, il castello è arrivato in buono stato sino al 1963, anno in cui fu acquistato dagli attuali proprietari, la famiglia Barbolani di Montauto, discendenti degli stessi che lo edificarono. Nel corso dei secoli, oltre S. Francesco, il castello ha avuto altri ospiti illustri: principi germanici, cardinali, uomini di cultura come alcuni membri della famiglia Medici di Firenze, tra cui il futuro Papa Clemente VII. Oltre alla bellezza dell'edificio, notevole è la suggestione che suscita l'eccezionale panorama che abbraccia dall'alto l'intera Valtiberina.
Posto tra un affluente del Sovara e la strada provinciale della Libbia, Galbino è l'esempio più evidente di un antico castello la cui struttura originaria è stata modificata notevolmente per essere adibita a dimora gentilizia. Residenza feudale dei conti di Montauto fino alla fine del XVIII secolo, si presenta oggi con impianto rettangolare, torretta al centro della copertura e torrioncini cilindrici posti agli angoli. Il castello è ben visibile dall'alto della strada che congiunge la frazione di Tavernelle con l'ex Convento di San Niccolò a Gello. L'edificio è di proprietà privata.
Dell'originaria cinta muraria restano solo pochi tratti, mentre il nucleo è utilizzato per abitazioni rurali. L'interna chiesa, dedicata a S. Biagio ha forme romaniche, unica navata, con abside semicircolare e campanile a vela: riaperta alla fruizione del pubblico nell'estate del 2004 conserva all'interno capitelli romanici ed un quadro rappresentante la Vergine in gloria con i Santi Biagio e Romualdo. Come Pianettole, anche Valialle fu legato all'ordine dei Camaldolesi: distrutto da Firenze, con le sue pietre fu poi costruita, nel 1460, la Porta Nuova (o Fiorentina) di Anghiari.