Antico borgo medievale della Valtiberina, Anghiari è un nido di estimatori che hanno sempre ricercato preziosi ricordi del tempo che fu. Guidati dalla necessità lavorativa ma anche da originale sensibilità e gusto spiccato, fecero sì che l'attività dei 'rigattieri' si trasformasse in quella più raffinata degli antiquari.
Fondamentale fu il connubio di questa passione con gli abili restauratori locali, artigiani di altissimo livello capaci di restituire qualunque oggetto al suo primitivo splendore. In tutto questo emerge la grandissima esperienza che permette ancor oggi di far rivivere vecchi mobili che il profano giudica irrecuperabili. Ma ad Anghiari il mobile è qualcosa più di un semplice oggetto.
Fra le grandi tradizioni di Anghiari vi è indubbiamente la teleria. Infatti è caratteristica delle attività anghiaresi quella di riuscire a produrre per un vasto mercato, pur mantenendo dimensioni contenute in una gestione di tipo familiare. Sul finire del XVIII secolo qualcuno pensò di organizzare la produzione di stoffe e trine tessendo la lana delle pecore o la canapa coltivata vicino casa.
Si scelse quindi la strada del tessuto di qualità, fondato sull'uso esclusivo di fibre naturali come la canapa, il lino ed il cotone, puntando su di un prodotto ricercato attraverso disegni e colori ripresi dalla tradizione. Ecco allora le tinte che un tempo caratterizzavano i panni degli artigiani (verde per gli ortolani, marrone per i calzolai etc…), ma anche le tovaglie con i decori ispirati ai festoni in terracotta di Andrea della Robbia e le splendide stoffe tinte con il guado, ricordo diretto dei meravigliosi colori utilizzati dal figlio più illustre di queste terre: il pittore Piero della Francesca. Così gli oggetti d'uso più comune diventano, a tutti gli effetti, delle vere opere d'arte.
Percorrendo la strada per Viaio, in direzione del Tevere, si noterà senz'altro una scuola di campagna situata lungo la strada in mezzo ai campi coltivati. Qui una famiglia di artigiani continua una tradizione secolare provvedendo alla lavorazione dei vimini raccolti lungo il fiume, realizzando una produzione di oggetti destinati ad un mercato esteso ben oltre il paese di Anghiari. Quando gli steli sono essiccati, inizia il lavoro dei cestai, partendo dai costelli intrecciati che imbastiscono la base per procedere con la tessitura fino alla bordatura finale (l'orlo di cima). Per svolgere questo lavoro occorre tanta esperienza. L'azione dell'acqua e la trafilatura rendono gli steli estremamente elastici e sottili, così da poter realizzare ceste, panieri, sedute. Vista la richiesta di manufatti, il vimine viene anche coltivato in piantagioni: la raccolta avviene a febbraio, poi è messo a bagno per circa due mesi e quindi sbucciato. Una volta essiccato, viene legato in attesa che le sapienti mani degli artigiani lo modellino, dando vita a bellissimi cesti.
Per chi sceglie quindi Anghiari come meta in Valtiberina non può che decidere di dedicare un po’ del tempo allo shopping e alla visita delle botteghe artigiane della zona, per entrare in contatto con i capolavori della tradizione.