Arrivando al porto di Piombino, l’Isola d’Elba si staglia netta a poche miglia nautiche di distanza. La traversata può essere effettuata in poco più di un’ora e offre il primo spaccato d’isola entrando nella baia di Portoferraio. Esistono numerose guide cartacee e digitali che elencano servizi e spiagge meritevoli da visitare sull’isola ma quello che vogliamo offrirvi in questo articolo è una visione alternativa con aneddoti curiosi e mete interessanti che non sempre balzano all’orecchio dei viaggiatori.
Arrivando a Portoferraio in una giornata non troppo afosa o al mattino presto si può raggiungere, superando le spiagge di Schiopparello e Magazzini, le pendici del Monte Volterraio e da qui lasciare il mezzo per un piacevole trekking lungo i suoi sentieri fino ai resti del vecchio castello che giace sulla sua sommità.
Il sentiero principale che conduce al Castello del Volterraio è un piccolo viottolo sterrato ma ben segnalato e la camminata che porta alla vetta richiede circa quarantacinque minuti di tempo. Le fatiche saranno ampiamente ripagate da una vista spettacolare su tutta la baia di Portoferraio, dalla Torre del Martello alla baia di Schiopparello. L’entrata diretta alle rovine del castello è a pagamento e da poco sono state apportate migliorie al percorso e alla struttura.
Leggende isolane narrano che di notte all’interno delle mura si aggirino strane presenze, fantasmi e anime del passato. Chiedete agli isolani: vi racconteranno storie emozionanti.
Rientrando sulla provinciale 26 si raggiunge in pochi chilometri Capoliveri. Il centro del paese, leggermente rialzato sul livello del mare offre viste spettacolari sui profili costieri e sui centri vicini che di notte illuminano i monti dell’isola con luci e bagliori. Ristorantini e piccoli negozi di abbigliamento estivo e bigiotteria artigianale si susseguono fra antichi e angusti vicoli.
Viaggiatori di ogni nazionalità percorrono le strade in abiti svolazzanti e infradito, con la pelle ancora bruciacchiata dal sole della giornata. Molti di loro, tuttavia, ignorano una vicina presenza, quella del Monte Calamita, che fino al 1981 ha ospitato una attiva ed operosa miniera. Miniera che rappresenta uno spaccato di storia dell’isola e che rivive grazie all’istituzione del Museo delle Miniere di Capoliveri. Lo scopo del museo è far conoscere quello che era il duro lavoro del minatore, cercando di trasmetterne la grande forza d’animo raccontando le difficili condizioni di vita che gli operai erano costretti a subire per portare a casa il salario quotidiano. Entrate con le guide all’interno delle miniere e addentratevi nel lato più oscuro dell’isola. Altrettanto interessante è visitare i resti degli impianti di estrazione che si trovano nel cantiere a cielo aperto del Vallone, a picco sul mare. Scheletri silenziosi che hanno segnato il destino di molti uomini.
Lasciando Capoliveri e seguendo la litoranea che costeggia il versante sud dell’Isola, tra incantevoli vedute sulle altre isole dell’Arcipelago Toscano, si arriva alla località di Pomonte e alla Spiaggia dell’Ogliera. L’Ogliera potrebbe passare come una normale baia dell’isola, ma non tutti sanno che i suoi fondali custodiscono da ormai qualche decennio un’attrazione che cattura spesso l’interesse di appassionati di snorkeling. Si tratta del relitto dell’Elviscot, un mercantile italiano che nel 1972 si incagliò sullo scoglio dell’Ogliera e si inabissò. Il relitto giace oggi inclinato su un fianco, a una distanza di circa 100 metri dalla riva e ad una profondità di circa 12 metri. È pertanto raggiungibile con una breve nuotata o noleggiando uno dei pedalò offerti sulla spiaggia.
Le parti superiori della nave, come il ponte di comando, si arrivano a toccare con un’immersione di poche bracciate (unite a un buon fiato). L’emozione di avvicinarsi al relitto, sfiorarne con le dita i corrimani, nuotare tra le miriadi di pesci che hanno scelto l’imbarcazione come fissa dimora è un’emozione tutta da provare.