Siamo abituati a parlare di globalizzazione: un fenomeno che ha a che fare con l’abbattimento dei confini territoriali e al libero scambio di merci e informazioni da una parte all'altra del mondo. Con la tecnologia è tutto ancora più veloce ed immediato. Ma a ben vedere, già dai tempi più remoti, le frontiere erano fatte per essere “abbattute”. Si pensi alle spezie e a tutto il mercato globale che ha generato, ad esempio. Oggi parliamo invece della seta, una merce pregiata che viene dall’Oriente. Attraverso paesi come la Cina, l’India e la Persia, l’antica arte della seta è giunta fino in Italia e ha reso la città di Lucca la «capitale della seta in Europa durante il medioevo».
Perché proprio Lucca? La fortuna della vita cittadina e la possibilità di scambi e contatti commerciali probabilmente è stata facilitata anche dalla sua posizione geografica: Lucca infatti si trova sulla Via Francigena, una strada che collegava il traffico della Val Padana e dei paesi d’Oltralpe verso Roma. Luogo di pellegrinaggio per i devoti del culto del Volto Santo, chi visitava la città portava prodotti di seta e lana greggia.
Per quanto riguarda la colorazione della seta, i lucchesi custodivano molto gelosamente le loro tecniche e si erano promessi di non insegnarle ai forestieri. Oggi sappiamo che i purpurei erano ottenuto con la porpora vegetale; il giallo con lo zafferano; il cremisi dalla grana “rossesca”. Per fissare il tutto, gli artigiani si servivano di cenere granellata (ovvero allume o potassa) che veniva importata dal porto di Acri.
Si dice che furono gli stessi setaioli lucchesi a portare un incremento significativo della produzione di seta a Firenze, a partire dal 1314, quando Lucca venne conquistata e saccheggiata da Uguccione della Faggiola, signore di Pisa. A seguito di quanto accaduto, molti artigiani furono costretti a fuggire e a trasferirsi nella città del Giglio, apportando anche tutto il loro bagaglio di conoscenze. Questo avvenimento storico, ha fatto sì che la tecniche si arricchissero notevolmente e fu introdotta addirittura la coltura dei bachi da seta, che fino alla fine del Trecento non era praticata in Toscana. Per approfondire questo mondo, potete far visita all'Antico Setificio Fiorentino.