La Lunigiana è sempre stata un territorio strategico, perché sin dall’epoca classica collegava la Padania con Luni, il porto romano dell’alto Tirreno. Il percorso era chiave al tempo di Roma, perché per arrivare nel nord Italia o si passava da Ravenna o da qui, e infatti questo tratto viario è stato importantissimo fino alla caduta dell’Impero Romano, alla fine del quale però il passaggio da queste parti si interruppe, per venire ripreso solo secoli dopo con l’arrivo dei Longobardi. I Romani amavano procedere a fil di costa: volevano vedersi attorno, non cadere nelle imboscate, dunque per esempio dalla Sella del Valoria – l’antico valico della Cisa – procedevano senza scendere nei canali e nelle valli, volevano tenere la situazione sotto controllo. Dopo la caduta dell’Impero però era finito il tempo delle antiche vie di comunicazione, nacquero allora le vie romee, la cui più famosa è la Francigena, cioè la via tirrenica che collegava i paesi del nord con Roma.
In Lunigiana convergono almeno tre vie romee: quella che arriva da Torino, oggi conosciuta come Via degli Abati, la Via Francigena (qui nota anche come Via di Monte Bardone, veniva chiamata così la strada che passava dalla Cisa, Bardone viene da Longobardo) e poi la Via di Parma, un tempo chiamata Via Lombarda della Scala. Il tratto più frequentato che va dal Passo della Cisa a Pontremoli – perché poi tra valli e monti ognuno può fare il suo cammino – è quello che scendendo dalla Cisa passa per Gravagna, poi piega verso Montelungo, quindi arriva a Cavezzana d’Antena (un tempo famosa per la presenza di un’acqua curativa). Da qui si scende a Previdé, dove c’era una “caminata”, ossia una torre-camino da cui si poteva osservare il circondario, l’etimologia di Previdé è infatti “vedere prima”: da qui si comunicava l’eventuale arrivo di nemici con segnali di fumo e in poco tempo era allertata tutta la valle. Da Previdé si arriva a Groppodalosio (gruppo di alloggio, luogo del costone, “groppo” per l’appunto; o luogo delle grotte: ce n’è infatti qualcuna). Non è un tratto lungo, gli antichi infatti non sempre camminavano moltissimo, da Groppodalosio si scende al Ponte della Valle Oscura – un bellissimo ponte romanico, pensate che qui nei secoli è venuto via tutto con le bombe d’acqua, quel ponte è ancora lì –, e quindi si arriva in poco tempo a Casalina, dove il cammino si congiungeva con la strada lombarda del Passo di Girone. Queste due strade erano sorvegliate a destra del Magra dal punto di avvistamento di Previdé e a sinistra da Casalina, dove oggi c’è la chiesa principale e dove nacque l’oratorio di San Matteo, perché questo era il centro più sicuro. Prima qui c’era anche il mulino, perché chi viveva qui aveva bisogno di tutto, e col mulino si macinavano le castagne che hanno dato nutrimento per secoli alle persone di queste montagne.
Da Casalina si arriva al Passo della Crocetta, ormai in vista di Pontremoli, e anche qui si attraversano vari antichi ponti molto belli. Poco dopo si arriva ad Arzengio, dove c’era il castello. Dalla Crocetta un tempo si proseguiva direttamente verso Filattiera, prima che esistesse Pontremoli naturalmente, ma da quando c’è Pontremoli la città divenne il luogo di arrivo di questo tratto della via Francigena.
Guest post di Don Lorenzo Piagneri