Inverno è la stagione perferita per gli amanti dello sci ma non solo. Se le vette toscane vi affascinano, partite alla volta dell’Abetone. Ci arrampichiamo sulle pendici della Montagna pistoiese attraversando borghi che raccontano la storia di questi luoghi. Uno è Campotizzoro, legato allo stabilimento industriale della Società Metallurgica Italiana, una delle più importanti industrie del Novecento, i cui capannoni spuntano ai lati della Strada Statale 66.
San Marcello Pistoiese è il paese che incontriamo subito dopo e, avanzando tra un tornante e l’altro, si apre d’un tratto alla nostra sinistra una gola stretta in fondo alla quale scorre il torrente Lima, affluente del Serchio. A collegare i due versanti è un ponte sospeso nel vuoto. Incuriositi seguiamo le indicazioni che ci portano diretti al ponte. Dei cartelli spiegano che questa passerella in acciaio lunga più di 200 metri fu costruita per facilitare agli operai il passaggio da Popiglioalle fabbriche situate sul versante opposto. Ci siamo avventurati sul ponte per provare anche noi il percorso che tutti i giorni i lavoratori facevano, ma pur non soffrendo di vertigini, arrivati a metà strada, a circa 35 metri d’altezza da terra, e guardando per un secondo il fiume che lontano scorreva sotto i nostri piedi, abbiamo pensato che questi operai dovevano essere molto coraggiosi a passar di qui tutte le mattine. Torniamo alla macchina e riprendiamo il nostro percorso verso l’Abetone.
Attraversiamo il paese di Popiglio, delle cui fortificazioni medievali restano solo due torri di forma quadrata poco distanti l’una dall’altra, e Piteglio, le cui tracce storiche ancora presenti ci raccontano un passato di importante fortilizio sulla strada che collega il pistoiese con la Garfagnana. Lungo la via incontriamo numerosi cartelli che ci segnalano i vari itinerari dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese. Attraversiamo le piramidi dell’Abetone e arriviamo alle piste innevate, ma la giornata non è delle migliori per sciare, perché le temperature sono alte e scende una pioggia leggera che impedisce di godere al meglio la discesa sulle piste.
Seguendo un tratto di Strada Statale 12 dell’Abetone e del Brennero, facciamo un’incursione in territorio romagnolo, per raggiungere il Passo delle Radici e rientrare in Toscana. Ci fermiamo in un tipico rifugio montano per rifocillarci, mentre fuori fischia un vento forte che scuote le cime degli alberi: d’altronde siamo a 1529 metri sul livello del mare! Riprendiamo la nostra strada e scendendo gli Appennini avvolti dalla nebbia, passiamo in San Pellegrino in Alpe, un borgo sospeso nel tempo con le case ancorate sulle pendici scoscese, ci sembra di essere in un film fantasy!
Dopo una serie di tornanti scorgiamo le mura imponenti di una fortezza medievale: siamo a Castiglione di Garfagnana. Facciamo una passeggiata nel centro del paese, raccolto dentro questa fortificazione ampliata nel Quattrocento da Castruccio Castracani con torrioni da cui si può ammirare l’incantevole paesaggio della Garfagnana. Il paese successivo è Pieve Fosciana, “Paese del Formenton otto file”, un particolare tipo di granoturco coltivato da queste parti.
Nelle botteghe sono esposti i prodotti tipici della Gargagnana: oltre al Formenton otto file, c’è la farina di neccio, la farina di castagne, il farro, i funghi porcini e tante altre delizie che meritano assolutamente un assaggio! Terminata la “sosta enogastronomica” ci spostiamo a Castelnuovo di Garfagnana, con la sua Rocca estense che ospitò Ludovico Ariosto e il cui centro del paese custodisce una bella cattedrale dedicata ai santi Pietro e Paolo, con all’interno uno splendido altare in marmo bianco e un dipinto della Madonna in trono col Bambino e i Santi attribuito a Giuseppe Porta, detto il Salviatino. Siamo qui nell’area del Parco delle Alpi Apuane.
Seguiamo il fiume Serchio che ci fa attraversare Castelvecchio Pascoli, dove si trova la casa del poeta Giovanni Pascoli, per arrivare a Barga, uno dei borghi più belli d’Italia (ha ottenuto la Bandiera Arancione). Passeggiando per le irte viuzze del centro storico arriviamo al Duomo romanico di San Cristoforo che domina il paese dall’alto. Un omino che sembra uscito da una leggenda di Notre Dame, sta chiudendo la porta principale, ma riusciamo a visitare rapidamente l’interno. L’ambiente austero e suggestivo è arricchito da meravigliose ceramiche robbiane che illuminano la penombra dell’ora di chiusura.
Usciamo dalla cattedrale e sentiamo i rintocchi della campana che ha ispirato Pascoli nella sua poesia “L’ora di Barga”. Di fronte al Duomo si apre il vasto panorama delle Apuane, dove si distingue benissimo il Monte Forato. Accanto al Duomo c’è il Museo civico del territorio di Barga “Antonio Mordini” che conserva sul muro esterno le antiche misure standard usate come campioni: lo staio, il mezzo staio e il braccio fiorentino.
Le giornate invernali sono corte, il sole comincia a scendere e a malincuore lasciamo Barga per riprendere il nostro viaggio, ormai verso casa. Proseguiamo sempre lungo il Serchio e prima di andare a prendere l’autostrada, facciamo un’ultima tappa a Borgo a Mozzano per salire sul Ponte della Maddalena, detto anche “Ponte del Diavolo”. È un ponte medievale in pietra, con una prima grande arcata sul fiume e altre due più piccole a seguire. La sua caratteristica è l’irregolarità, sembra di camminare sul dorso di un dinosauro!