Particolarmente ricca di pregevoli monumenti romanici e rinascimentali (in particolare chiese), Pistoia può vantare una delle più suggestive piazze d'Italia: piazza del Duomo, centro geometrico della città, monumentale fulcro del potere sia civile sia ecclesiastico che comprende svariate architetture di valore quali la Cattedrale di San Zeno, il Battistero di San Giovanni in Corte e la Torre del Campanile.
In piazza del Duomo il bianco e il verde irrompono sulla facciata della Cattedrale e sulle antiche scale del palazzo dei Vescovi, poi inglobate nel paramento in laterizio, sul fronte dell’antica chiesetta di Santa Maria Cavaliera, oggi trasformata in edificio civile, e sulla parte terminale del campanile, per trionfare ancora nell’età del gotico, con i fremiti del raffinato paramento, arricchito di bassorilievi, gocciolatoi e guglie, del battistero di San Giovanni in Corte.
Facciate che custodiscono al loro interno preziose opere d’arte sacra. Ne sono esempio il crocifisso duecentesco del pittore fiorentino Coppo di Marcovaldo e del figlio Salerno, conservato nella Cattedrale di San Zeno, come anche un’importante reliquia, un frammento osseo dell’apostolo Giacomo proveniente da Santiago di Compostela, posto all’interno del meraviglioso altare argenteo di San Jacopo, prezioso tempietto massima espressione dell’oreficeria gotica italiana ed europea.
Inoltre più di 300 capolavori artistici fra dipinti, sculture, ceramiche e gioielli sono accolti nel Museo civico d’arte antica, ospitato nel Palazzo del Comune, altrimenti noto come Palazzo degli Anziani o Palazzo di Giano, che si affaccia sempre nella splendida piazza.
Sulle facciate delle più importanti chiese romaniche della città di Pistoia il gioco della bicromia, realizzato con i pregiati marmi bianchi di Carrara, o con il travertino di Monsummano Terme, e con il verde serpentino di Prato, si fa via via più articolato. Dalle facciate delle chiese di Sant’Andrea, di San Bartolomeo e di San Pier Maggiore, dove le geometriche decorazioni in marmi bicromi sottolineano le strutture architettoniche, si arriva alle iperboliche geometrie della fiancata-facciata della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas in cui il colore diventa il vero protagonista.
Perle religiose adornate da celebri opere come il Pulpito di Sant’Andrea, realizzato dalla mano dello scultore Giovanni Pisano nella pieve di Sant'Andrea e la raffigurazione di Gesù che porge le chiavi a San Pietro, circondato dalla Vergine e dagli apostoli, sull'architrave della porta centrale della chiesa di San Pier Maggiore, attribuita alla bottega di Guido da Como.
Il fregio cinquecentesco in ceramica invetriata, coloratissimo “nastro” che decora il loggiato dell’antico ospedale del Ceppo, è uno dei simboli della città. Il bassorilievo in sette grandi pannelli illustra le Sette opere di misericordia con scene affollate di figure fortemente caratterizzate nei gesti e nei volti. L’autore delle prime sei scene del fregio è il fiorentino Santi Buglioni, discendente di quel Benedetto Buglioni che eseguì la lunetta con l’Incoronazione della Vergine, in terracotta invetriata bianca e azzurra, sopra il portale dell’adiacente oratorio. Il pannello con la scena Dar da bere agli assetati, l’ultimo a destra sulla facciata costituisce invece un’integrazione tardo-cinquecentesca di Filippo Paladini, dovuta probabilmente alla perdita dell’originale, i cui frammenti si conservano nella Sala dei Ferri Chirurgici, all’interno dell’Ospedale.
Un patrimonio storico, architettonico e artistico valorizzato dal Museo dello Spedale del Ceppo, attraverso un percorso che ne svela vicende e approfondimenti.
Possiamo percorrere per le vie del centro un ideale itinerario robbiano, che ci conduce nell’antica chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, dove si conserva il gruppo in ceramica bianca, di straordinaria raffinatezza formale, raffigurante la Visitazione, con la Madonna e Santa Elisabetta legate in un tenero abbraccio. Si tratta della più antica opera a tutto tondo in terracotta invetriata di Luca della Robbia, uno dei protagonisti più illustri del Quattrocento fiorentino. A suo nipote Andrea si deve invece, sotto il loggiato del Duomo, la lunetta con la Madonna col Bambino e Angeli del 1505 sul portale centrale, con il relativo imbotte decorato a lacunari e festoni.