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Casentino

Una passeggiata nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Un viaggio nella natura alla scoperta di antichi sentieri e architetture religiose

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna si estende su entrambi i fianchi dell'Appennino tosco-romagnolo, interessando in Toscana il versante orografico sinistro della valle del Casentino, coincidente con l'alto corso dell'Arno. Il parco tutela i vasti boschi montani costituiti in parte da cenosi autoctone, in parte da rimboschimenti di conifere sette-ottocentschi (periodo lorenese) ed in parte ancora derivanti da interventi selvicolturali millenari operati dai monaci camaldolesi.

Il bosco di Camaldoli
Il bosco di Camaldoli - Credit: Marta Mancini
Eremo di Camaldoli
Eremo di Camaldoli - Credit: Marta Mancini

Dal basso verso l'alto si trovano dapprima i boschi misti di latifoglie, con cerro e carpino nero (Quercus cerris, Ostrya carpinifolia) interrotti da forre torrentizie con salici, pioppi, olmi e ontani (Salix cinerea, Populus alba, Ulmus minor, Alnus glutinosa) o da rimboschimenti di pino nero (Pinus nigra). Più in alto troviamo i castagneti, risultato della plurisecolare coltivazione del castagno (Castanea sativa) prima per ricavarne il frutto, base dell'antica alimentazione montana, poi per sfruttarne il legno (pali) e i tannini della corteccia, utili all'industria conciaria. Proseguendo verso l'alto, fino ai crinali, si incontrano infine le splendide faggete e i boschi di crinale, in cui l'acero montano (Acer pseudoplatanus) si associa o si sostituisce al faggio (Fagus sylvatica), meglio sopportando l'aridità dovuta al vento e al rapido deflusso delle acque verso valle. In questo tratto dell'Appennino, che raggiunge altitudini modeste rispetto alle montagne della Toscana nord-occidentale, le praterie cacuminali sono piuttosto esigue e talvolta frutto di disboscamento e pascolo: la flora del vaccinieto, ossia della brughiera a mirtilli (Vaccinium myrtillus) è quindi molto rara e circoscritta, ad esempio sui Monti Falco e Falterona, le massime vette del parco (1654 e 1658 m s.l.m.) assieme a Poggio Scali (1520 m s.l.m.) che appare invece in gran parte coperto dai botton d'oro (Trollius europaeus).

Particolarmente interessanti naturalisticamente, nonché affascinanti dal punto di vista paesaggistico, sono le abetine millenarie che circondano l'Eremo di Camaldoli: la selezione selvicolturale operata dai monaci a partire dal naturale bosco misto di faggio e abete bianco (Fagus sylvatica, Abies alba) ha portato alla formazione di questi boschi di possenti abeti, alcuni dei quali giganteschi. In origine i maestosi tronchi di abete venivano abbattuti e inviati, tramite le "vie dei legni", al fiume Arno presso Stia e Pratovecchio e da qui, in occasione delle piene, fluitati a valle, fino agli arsenali medicei di Pisa. 

Il Santuario della Verna
Il Santuario della Verna

Il parco nazionale è stato istituito anche per conservare la memoria di queste attività tradizionali e dei segni che hanno lasciato sul territorio (come le vie dei legni, appunto) e dei significativi insediamenti religiosi (oltre al monastero benedettino di Camaldoli, il santuario francescano della Verna). Tuttavia la conservazione della natura è forse l'obiettivo principale ed alcune riserve integrali hanno come unico scopo, la tutela assoluta di porzioni di territorio montano: è il caso delle riserve integrali di La Pietra (versante toscano) e di quella contigua di Sasso Fratino (versante romagnolo), inaccessibili se non per motivi di ricerca scientifica. Altre riserve statali inglobate dal parco, istituito nel 1990, sono quelle di Badia Prataglia, di Scodella e di Camaldoli. Presso quest'ultima, l'ingegnere forestale di Leopoldo II di Lorena, il boemo Karl Siemon (italianizzato in Carlo Siemoni) realizzò un vasto vivaio forestale in loc. Metaleto, visitabile dall'esterno; poco distante da qui sorge il possente Castagno Miraglia, vecchio di almeno 500 anni e completamente cavo all'interno.

L'orto botanico del Parco si trova sul versante romagnolo, a Corniolo (raggiungibile con la statale 310 del Passo della Calla, da Stia).

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