Tante sono le tradizioni natalizie in Garfagnana e Media Valle del Serchio, molte di loro antichissime, alcune molto conosciute e altre più misteriose. Dalle leggende ai dolci tipici, ecco alcuni dei rituali di questa terra piena di fascino.
Quella dei Natalecci è tra le tradizioni più antiche della Garfagnana. Ogni anno nella notte del 24 dicembre a Gorfigliano, borgo nel Comune di Minucciano, avviene il rito: altissimi falò di forma cilindrica, costruiti intrecciando rami di ginepro a un palo di castagno, vengono posizionati sulle colline più visibili del paese e incendiati al suono della campana che dà il via alla preghiera.
L’origine di questo rito si lega probabilmente a riti pagani del fuoco che avevano la funzione di purificare e di distruggere tutte le influenze negative, come streghe, mostri e fatture. La cerimonia era anche una celebrazione al sole per assicurarsi la luce, aveva luogo infatti durante il solstizio d'inverno quando le giornate iniziano ad allungarsi. I segnali che dava il fuoco, la sua intensità, la direzione del fumo, venivano interpretati come segnali di presagio sui raccolti e altro ancora. Con l’affermazione del Cristianesimo, in un primo momento non vennero visti di buon occhio ma poi la chiesa cristiana cominciò ad associare il sole all'immagine di Gesù, ed infatti ancora oggi si svolgono proprio il giorno della Vigilia di Natale e sono chiamati appunto “Natalecci”.
È una tradizione del Rione Santa Lucia, uno dei borghi storici di Castelnuovo Garfagnana; la sua ricetta si tramanda di padre in figlio da sempre e viene preparata ogni 13 dicembre – per Santa Lucia, la Santa protettrice degli occhi. Miele di castagno cotto e noci finemente spezzettate e scaldate al punto giusto sono i semplici ingredienti di questa sorta di croccante che viene lavorato a mano, con un’arte davvero particolare e affascinante da osservare: il miele cotto viene prima lavorato a lungo formando una lunga treccia che viene più volte rivoltata e poi unito a mano alle noci, anch’esse scaldate per formare alla fine un rettangolo tenuto insieme da due ostie.
La tradizione della Befana, la simpatica vecchietta che ogni anno nella notte tra il 5 e 6 gennaio fa visita ai bambini, è molto sentita in tutta la Garfagnana e Media valle del Serchio. A Barga, questo legame ha davvero radici antichissime e se ne parla addirittura in Statuti del 1366. Tanti sono gli omaggi a lei dedicati, tra cui i conosciutissimi canti della Befana, detti canti di Questua, popolari non solo a Barga ma anche in tutte le zone limitrofe; gruppi di bambini e adulti mascherati da befane vanno di casa in casa a cantare ed in cambio vengono di solito offerti dolci, da bere o piccoli doni. A Barga la tradizione vuole che, concluso il giro dei canti, ci si rechi in piazza Angelio, intorno ad un grande falò, per un vorticoso girotondo.
Furono questi tradizionali canti di questua ad ispirare, nel 1897, a Giovanni Pascoli, figlio adottivo di questa terra, una delle più toccanti poesie, La Befana:
Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana…
In tarda serata, al concludersi dei canti e dei falò, entra in scena la Befana che, a cavallo di una scopa o di un asinello, arriva nelle case per portare doni ai bambini buoni e ai cattivi… carbone.
La Befana aspetta poi i bambini, ma non solo, anche nella sua casetta di Pegnana, sulla montagna barghigiana, dove la vecchina non disdegna le visite dei piccoli per regalare un simpatico dolcetto ottenuto utilizzando degli stampini dalle forme più varie: animaletti, pesci, fiori, conigli, sole, cuore… sono i biscotti della Befana fatti di pastafrolla e marzapane, il tutto secondo una ricetta che nelle sue molteplici varianti si tramanda da anni nelle famiglie borghigiane, e che si distingue da quella dei più conosciuti befanotti.
Si racconta in queste valli che in tempi lontani Santo Nicola scese dalle Alpi in Toscana per portare doni ai bambini dei piccoli villaggi; ritrovandosi a Borgo a Mozzano incontrò il Diavolo sul Ponte, ma fu Santo Nicola ad avere la meglio facendo risplendere la luce della pace e dell’amore. Tale luce viene rievocata ogni anno la prima domenica successiva al 6 dicembre con la manifestazione di “Santo Nicola e il Diavolo”. In corteo con tutti i bambini Santo Nicola attraversa l’antico centro storico di Borgo a Mozzano per arrivare fino al Ponte del Diavolo, donando a ogni bambino una candela accesa come simbolo della luce della pace e dell’amore. Al rientro dal corteo tutti i piccoli abbracciano Santo Nicola e da lui ricevono tanti doni.