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Via Francigena in Toscana

Vie della fede: itinerari delle comunità toscane

Scopri la fitta rete di strade percorse da pellegrini e mercanti sin dall’alto medioevo

Sin dall’alto medievo la rete viaria privilegiava le pievi quale punto di riferimento dell’organizzazione amministrativa, oltre che ecclesiastica, del territorio. I pellegrini battevano percorsi di crinale o di mezzacosta, spesso nuovi rispetto ai tracciati romani, su strade in terra battuta, non transitabili dai carri per molti mesi all’anno, prive delle più elementari infrastrutture, senza ponti, con guadi, che seguivano direttrici non razionali, condizionate da ostacoli fisici, percorsi la cui manutenzione era demandata agli abitanti dei popoli interessati alla loro salvaguardia.

Lungo queste strade le comunità locali svolgevano un ruolo fondamentale, che si concentrava intorno alle chiese, veri e propri punti di riferimento per chi si trova in cammino. Accanto agli edifici di culto sorgevano ospedali e luoghi di ristoro, al loro interno erano custodite preziose opere d’arte. Le pievi divenivano snodi fondamentali del paesaggio, che nel tempo sembrava organizzarsi attorno alla loro architettura.

Pieve di San Giovanni Battista a Pievescola, Casole d'Elsa
Pieve di San Giovanni Battista a Pievescola, Casole d'Elsa - Credit: LigaDue

Tale organizzazione stradale rispecchiava un’economia al cui centro c’erano le campagne, in cui le città non erano ancora tornate a rivestire un ruolo centrale. In Toscana, nell’area fiorentina, vi erano una serie di percorsi che risalivano le valli principali, quali la Greve, Pesa e Elsa, collegati da tracciati trasversali, che costituirono poi la Via Volterrana; a nord dell’Arno esistevano invece strade dirette ai valichi appenninici, come la via Faentina e le due per Bologna - con la variante per la valle del Bisenzio.

Via Francigena in Toscana, porta di Pontremoli
Via Francigena in Toscana, porta di Pontremoli

Unica grande arteria interregionale era la Via Francigena, percorsa dai pellegrini e dai mercanti diretti a Roma e provenienti dalla Francia. La ripresa economica e commerciale delle città fece sì che queste vie permettessero la crescita del territorio circostante, provocando una rivoluzione dell’assetto stradale preesistente: dal XIII secolo si compì una svolta che segnò definitivamente il sistema viario toscano, che andò articolandosi in assi maggiori, che si dipartivano radialmente dai centri urbani, e assi minori, che congiungevano ogni singola realtà territoriale con le strade principali. 

Decisivo a tal riguardo fu il recupero agricolo e idraulico delle pianure e il miglioramento della tecnica di costruzione delle strade, pur trattandosi ancora di percorsi in gran parte percorribili solo con bestie da soma. Attorno al ruolo sempre più centrale di queste (ormai non più semplici “vie della fede”) nascevano nuovi insediamenti. Firenze fondava San Giovanni, Terranova, Castelfranco, Montevarchi e Figline, Pontassieve, Dicomano, Vicchio, Borgo San Lorenzo, Barberino, Scarperia e Firenzuola; Lucca dava vita a Pietrasanta e Camaiore. Nascevano allo stesso tempo Grosseto, Massa, Carrara, Prato. Ancora oggi queste comunità corrispondono nella spiritualità a luoghi precisi, di culto o di incontro ma sempre nati “lungo la via”.

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