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Itinerari
Capodanno alternativo: gita nell’Aretino

4 giorni immersi nella natura e nei sapori del Casentino e della Valtiberina

Feste in piazza, cenoni e fuochi d’artificio. Così descriviamo generalmente la sera del 31 dicembre, tra zamponi, lenticchie e spumante. Se siete un po’ stufi di questo trend, pensate a organizzare un Capodanno alternativo all’insegna del trekking nell’Aretino. Bastano pochi giorni a contatto con la natura per dimenticare il caos dei festeggiamenti sfrenati.

In questa proposta di viaggio di 4 giorni, vi porteremo a conoscere alcune località del Casentino e della Valtiberina, come Poppi, Chiusi della Verna, Anghiari e molte altre!

1.

Dedichiamo il primo giorno a scoprire le bellezze e i colori del Casentino meno conosciuto. Iniziamo il percorso a Bibbiena, un piccolo comune della provincia di Arezzo abitato fin dall’epoca degli Etruschi. Le antiche origini di Bibbiena sono testimoniate dai reperti del Museo Archeologico del Casentino: le sale mostrano oggetti della Preistoria, altri provenienti da insediamenti etruschi e dal tempio di Socana. 

Da vedere a Bibbiena è anche il Santuario di Santa Maria del Sasso, nato a seguito di un episodio miracoloso, l'apparizione della Vergine. Oggi la struttura custodisce l'affresco della Madonna del Sasso di Bicci di Lorenzo e una pregevole terracotta firmata da Giovanni della Robbia. 

Due curiosità su Bibbiena: nel periodo invernale si festeggia lo storico Carnevale della Mea, una tradizione portata avanti dal Trecento che omaggia la leggenda medievale della Mea. In occasione del martedì grasso, l’uomo più anziano del paese brucia un ginepro in segno di buon auspicio per l’anno a venire.

D’estate, invece, a Bibbiena si tiene la Sagra delle Sagre, ovvero un concertato di sagre con i sapori della valle del Casentino.

Se amate conoscere i borghi meno conosciuti dell’Aretino, dirigetevi nel comune di Castel Focognano per visitare la Pieve di Sant’Antonio a Socana, un importante nodo commerciale in epoca etrusca che collegava la Toscana all’Emilia Romagna.

Poco distante da qui, concedetevi una passeggiata nel piccolo ma grazioso borgo di Salutio. Camminate tra i vicoli e le case in pietra senza far rumore e potrete apprezzare maggiormente i rintocchi delle campane.

Dedichiamo il primo giorno a scoprire le bellezze e i colori del Casentino meno conosciuto. Iniziamo il percorso a Bibbiena, un piccolo comune della provincia di Arezzo abitato fin dall’epoca degli Etruschi. Le antiche origini di Bibbiena sono testimoniate dai reperti del Museo Archeologico del Casentino: le sale mostrano oggetti della Preistoria, altri provenienti da insediamenti etruschi e dal tempio di Socana. 

Da vedere a Bibbiena è anche il Santuario di Santa Maria del Sasso, nato a seguito di un episodio miracoloso, l'apparizione della Vergine. Oggi la struttura custodisce l'affresco della Madonna del Sasso di Bicci di Lorenzo e una pregevole terracotta firmata da Giovanni della Robbia. 

Due curiosità su Bibbiena: nel periodo invernale si festeggia lo storico Carnevale della Mea, una tradizione portata avanti dal Trecento che omaggia la leggenda medievale della Mea. In occasione del martedì grasso, l’uomo più anziano del paese brucia un ginepro in segno di buon auspicio per l’anno a venire.

D’estate, invece, a Bibbiena si tiene la Sagra delle Sagre, ovvero un concertato di sagre con i sapori della valle del Casentino.

Se amate conoscere i borghi meno conosciuti dell’Aretino, dirigetevi nel comune di Castel Focognano per visitare la Pieve di Sant’Antonio a Socana, un importante nodo commerciale in epoca etrusca che collegava la Toscana all’Emilia Romagna.

Poco distante da qui, concedetevi una passeggiata nel piccolo ma grazioso borgo di Salutio. Camminate tra i vicoli e le case in pietra senza far rumore e potrete apprezzare maggiormente i rintocchi delle campane.

2.

Un po’ come gli impressionisti, dedichiamo il secondo giorno alla scoperta delle sfumature dei colori della natura. Ci immergiamo nel bosco del Casentino e percorriamo un itinerario ad anello (di media difficoltà) a Camaldoli. Dal centro del paese, ci addentriamo per sentieri in salita ricoperti di foglie; oltrepassiamo rifugi e fonti di acqua fresca, fino ad arrivare all’Eremo di Camaldoli. Questo sacro eremo, fondato da San Romualdo nei primi anni dell’XI secolo, accoglie ancora oggi viandanti e pellegrini che viaggiano per queste terre alla ricerca di pace e serenità. Oltre alla cella di San Romualdo e alla biblioteca, soffermatevi nella chiesa dedicata a San Salvatore Trasfigurato, che custodisce un altorilievo in ceramica invetriata di Andrea della Robbia.

Prima di ripartire, fermatevi alla bottega dell’Eremo di Camaldoli: potrete trovare creme, liquori, infusi e cioccolate preparate dai monaci con le antiche ricette.

Il percorso trekking ci porta nuovamente in paese a Camaldoli; qui ci meritiamo una pausa e un po’ di ristoro, gustando la “schiacciata del pellegrino”, una focaccia da farcire con prosciutto, pecorino, funghi e tutto quello che offre il territorio!

Riprendiamo la macchina e approfittiamo delle ultime ore di luce per una passeggiata nel borgo di Poppi. Qui si trova l’omonimo castello dei Conti Guidi, in cui soggiornò anche Dante Alighieri. Oltre a essere stata la cornice del filmIl Ciclone(insieme ai paesi di Stia e Laterina), Poppi è conosciuta anche per la sua rinomata arte del mobile e, come tutto il Casentino, per il caratteristico panno di lana.

Un po’ come gli impressionisti, dedichiamo il secondo giorno alla scoperta delle sfumature dei colori della natura. Ci immergiamo nel bosco del Casentino e percorriamo un itinerario ad anello (di media difficoltà) a Camaldoli. Dal centro del paese, ci addentriamo per sentieri in salita ricoperti di foglie; oltrepassiamo rifugi e fonti di acqua fresca, fino ad arrivare all’Eremo di Camaldoli. Questo sacro eremo, fondato da San Romualdo nei primi anni dell’XI secolo, accoglie ancora oggi viandanti e pellegrini che viaggiano per queste terre alla ricerca di pace e serenità. Oltre alla cella di San Romualdo e alla biblioteca, soffermatevi nella chiesa dedicata a San Salvatore Trasfigurato, che custodisce un altorilievo in ceramica invetriata di Andrea della Robbia.

Prima di ripartire, fermatevi alla bottega dell’Eremo di Camaldoli: potrete trovare creme, liquori, infusi e cioccolate preparate dai monaci con le antiche ricette.

Il percorso trekking ci porta nuovamente in paese a Camaldoli; qui ci meritiamo una pausa e un po’ di ristoro, gustando la “schiacciata del pellegrino”, una focaccia da farcire con prosciutto, pecorino, funghi e tutto quello che offre il territorio!

Riprendiamo la macchina e approfittiamo delle ultime ore di luce per una passeggiata nel borgo di Poppi. Qui si trova l’omonimo castello dei Conti Guidi, in cui soggiornò anche Dante Alighieri. Oltre a essere stata la cornice del filmIl Ciclone(insieme ai paesi di Stia e Laterina), Poppi è conosciuta anche per la sua rinomata arte del mobile e, come tutto il Casentino, per il caratteristico panno di lana.

3.

Dopo una bella dormita, l’avventura tra i boschi continua! Ci spostiamo in prossimità di Chiusi della Verna per un ulteriore itinerario trekking. Anche qui, i sentieri sono ideali per un camminatore ben allenato, ma con un po’ di costanza si arriva a destinazione: il Santuario Francescano La Verna, all'interno del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Proprio qui San Francesco d’Assisi avrebbe ricevuto le stigmate. Oltre alla chiesetta di Santa Maria degli Angeli, al letto del Santo, di grande interesse è la foresta monumentale de La Verna, caratterizzata anche da una straordinaria ricchezza botanica e dalla presenza di una numerosa fauna selvatica. 

Anche in questo caso, dopo tanto camminare, possiamo concederci una sosta per assaggiare il tortello alla lastra, una specialità gastronomica tipica dell'Appennino tosco-romagnolo. Questi tortelli, farciti generalmente con patate, vengono cotti sulla lastra per poi essere conditi con pecorino ed erbe selvatiche. 

Riprendiamo la macchina per un’ultima tappa: Caprese Michelangelo. In questo piccolo comune, nel 1475 nasce Michelangelo Buonarroti e, proprio qui, si può visitare il Museo Casa Natale, compreso tra il Palazzo del Podestà, il Palazzo Clusini e la Corte Alta.

Gli appassionati di enogastronomia, possono approfittare di questa visita per gustare il Marrone di Caprese Michelangelo DOP, ideale per la preparazione dei marron glacé.

Dopo una bella dormita, l’avventura tra i boschi continua! Ci spostiamo in prossimità di Chiusi della Verna per un ulteriore itinerario trekking. Anche qui, i sentieri sono ideali per un camminatore ben allenato, ma con un po’ di costanza si arriva a destinazione: il Santuario Francescano La Verna, all'interno del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Proprio qui San Francesco d’Assisi avrebbe ricevuto le stigmate. Oltre alla chiesetta di Santa Maria degli Angeli, al letto del Santo, di grande interesse è la foresta monumentale de La Verna, caratterizzata anche da una straordinaria ricchezza botanica e dalla presenza di una numerosa fauna selvatica. 

Anche in questo caso, dopo tanto camminare, possiamo concederci una sosta per assaggiare il tortello alla lastra, una specialità gastronomica tipica dell'Appennino tosco-romagnolo. Questi tortelli, farciti generalmente con patate, vengono cotti sulla lastra per poi essere conditi con pecorino ed erbe selvatiche. 

Riprendiamo la macchina per un’ultima tappa: Caprese Michelangelo. In questo piccolo comune, nel 1475 nasce Michelangelo Buonarroti e, proprio qui, si può visitare il Museo Casa Natale, compreso tra il Palazzo del Podestà, il Palazzo Clusini e la Corte Alta.

Gli appassionati di enogastronomia, possono approfittare di questa visita per gustare il Marrone di Caprese Michelangelo DOP, ideale per la preparazione dei marron glacé.

4.

Arrivato al quarto giorno del viaggio, non sapremo più se Capodanno è già passato oppure no! In ogni caso, ci rimettiamo in marcia, tra curve e tornanti, per raggiungere Anghiari, tra i borghi più belli d’Italia. Concediamoci una passeggiata tra le viuzze del castello e visitiamo il Museo della Battaglia di Anghiari, all’interno del Palazzo del Marzocco.

Il museo ospita al primo piano un interessante plastico che rievoca la fase finale della celebre Battaglia di Anghiari, combattuta il 29 giugno 1440 tra le truppe fiorentine alleate con quelle papali e le milizie viscontee. La notorietà di detta battaglia è strettamente legata al nome di Leonardo da Vinci, che fu incaricato di rappresentare questo evento nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze: purtroppo dell'opera del grande maestro non rimane traccia.

Terminiamo il nostro Capodanno alternativo con la visita alla città di Arezzo. Attraversiamo il centro storico e proviamo a immaginare Piazza Grande a giugno e a settembre, quando ospita la Giostra del Saracino. Nella giostra si sfidano i 4 quartieri della città: i cavalieri devono colpire il tabellone sostenuto dal buratto, una statua di legno che rappresenta il Saraceno.

Entriamo in una osteria o in un ristorante di Arezzo per gustare alcune ricette tipiche locali: crostini neri, scottiglia, maccheroni con l’ocio, tortelli e baldino (la versione aretina del castagnaccio) ci “scorteranno” verso casa donandoci un piacevole ricordo.

Arrivato al quarto giorno del viaggio, non sapremo più se Capodanno è già passato oppure no! In ogni caso, ci rimettiamo in marcia, tra curve e tornanti, per raggiungere Anghiari, tra i borghi più belli d’Italia. Concediamoci una passeggiata tra le viuzze del castello e visitiamo il Museo della Battaglia di Anghiari, all’interno del Palazzo del Marzocco.

Il museo ospita al primo piano un interessante plastico che rievoca la fase finale della celebre Battaglia di Anghiari, combattuta il 29 giugno 1440 tra le truppe fiorentine alleate con quelle papali e le milizie viscontee. La notorietà di detta battaglia è strettamente legata al nome di Leonardo da Vinci, che fu incaricato di rappresentare questo evento nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze: purtroppo dell'opera del grande maestro non rimane traccia.

Terminiamo il nostro Capodanno alternativo con la visita alla città di Arezzo. Attraversiamo il centro storico e proviamo a immaginare Piazza Grande a giugno e a settembre, quando ospita la Giostra del Saracino. Nella giostra si sfidano i 4 quartieri della città: i cavalieri devono colpire il tabellone sostenuto dal buratto, una statua di legno che rappresenta il Saraceno.

Entriamo in una osteria o in un ristorante di Arezzo per gustare alcune ricette tipiche locali: crostini neri, scottiglia, maccheroni con l’ocio, tortelli e baldino (la versione aretina del castagnaccio) ci “scorteranno” verso casa donandoci un piacevole ricordo.

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