Un itinerario tra musei e piazze all'insegna dell’archeologia
Nel territorio aretino sono numerosi i reperti riconducibili al misterioso e affascinante popolo degli Etruschi. La città di Arezzo conserva le sue testimonianze archeologiche in uno straordinario scenario come il Museo Archeologico "Gaio Cilnio Mecenate" situato all’interno dell’ex monastero dei monaci Olivetani di S. Bernardo, costruito a sua volta su resti dell’Anfiteatro Romano (prima metà II sec. d.C.).
I numerosi oggetti esposti al Museo archeologico attestano l’importanza del centro e del territorio di Arezzo nel periodo etrusco. Il cratere attico a figure rosse di Euphronios (500 a.C.) e l’anfora del pittore di Meidias, una collezione di oreficerie provenienti da sepolcreti della città, in particolare dalla necropoli di “Poggio del Sole”, posta a sud-est, una lastra decorativa policroma del frontone di un tempio scoperto in città, presso piazza S. Jacopo, busti fittili e teste che ritraggono personaggi maschili, femminili e volti di bambini provenienti dalla città e in particolare dal santuario di Castelsecco, nei pressi di Arezzo.
I numerosi oggetti esposti al Museo archeologico attestano l’importanza del centro e del territorio di Arezzo nel periodo etrusco. Il cratere attico a figure rosse di Euphronios (500 a.C.) e l’anfora del pittore di Meidias, una collezione di oreficerie provenienti da sepolcreti della città, in particolare dalla necropoli di “Poggio del Sole”, posta a sud-est, una lastra decorativa policroma del frontone di un tempio scoperto in città, presso piazza S. Jacopo, busti fittili e teste che ritraggono personaggi maschili, femminili e volti di bambini provenienti dalla città e in particolare dal santuario di Castelsecco, nei pressi di Arezzo.
Dal Museo Archeologico, proseguendo verso il centro troviamo piazza S. Francesco con la chiesa famosa per il ciclo affrescato da Piero della Francesca, la Leggenda della Vera Croce. Nel sottosagrato sono visibili tracce di strutture riferibili a una realtà pluristratigrafica a partire dal VI secolo a.C. Salendo gradatamente verso la collina giungiamo in piazzetta S. Niccolò, dove recenti scavi hanno portato alla luce resti della cinta muraria etrusca che circondava la città oltre all’identificazione di un luogo di culto con frequentazione a partire dal IV secolo a.C.
Dal Museo Archeologico, proseguendo verso il centro troviamo piazza S. Francesco con la chiesa famosa per il ciclo affrescato da Piero della Francesca, la Leggenda della Vera Croce. Nel sottosagrato sono visibili tracce di strutture riferibili a una realtà pluristratigrafica a partire dal VI secolo a.C. Salendo gradatamente verso la collina giungiamo in piazzetta S. Niccolò, dove recenti scavi hanno portato alla luce resti della cinta muraria etrusca che circondava la città oltre all’identificazione di un luogo di culto con frequentazione a partire dal IV secolo a.C.
Poco oltre, tra i due colli di San Pietro e di San Donato, dove oggi s’incontrano il Duomo e la Fortezza Medicea, si trovava la città etrusca. Sono ancora oggi ben visibili lungo viale B. Buozzi, la strada che corre lungo la Fortezza, resti di una struttura templare databile intorno al II secolo a.C.
Poco oltre, tra i due colli di San Pietro e di San Donato, dove oggi s’incontrano il Duomo e la Fortezza Medicea, si trovava la città etrusca. Sono ancora oggi ben visibili lungo viale B. Buozzi, la strada che corre lungo la Fortezza, resti di una struttura templare databile intorno al II secolo a.C.
La storia degli Etruschi ad Arezzo termina a qualche chilometro dal suo centro storico, verso nord-est, a S. Cornelio-Castelsecco. Sulla collina è ancora visibile un teatro-tempio che ha visto la sua massima frequentazione nel II secolo a.C. ma di origini ancora più antiche, situato lungo un’altura che controllava il passaggio dalla città di Arezzo verso est, la Valtiberina. Il ritrovamento di terrecotte raffiguranti bambini in fasce, oggi esposti al Museo Archeologico di Arezzo, lasciano pensare che il luogo fu anche sede di un culto dedicato a qualche divinità protettrice della maternità.
La storia degli Etruschi ad Arezzo termina a qualche chilometro dal suo centro storico, verso nord-est, a S. Cornelio-Castelsecco. Sulla collina è ancora visibile un teatro-tempio che ha visto la sua massima frequentazione nel II secolo a.C. ma di origini ancora più antiche, situato lungo un’altura che controllava il passaggio dalla città di Arezzo verso est, la Valtiberina. Il ritrovamento di terrecotte raffiguranti bambini in fasce, oggi esposti al Museo Archeologico di Arezzo, lasciano pensare che il luogo fu anche sede di un culto dedicato a qualche divinità protettrice della maternità.
Lasciata Arezzo proseguiamo ancora lungo la strada regionale 71 fino a raggiungere Pieve a Socana, nel comune di Castel Focognano, in Casentino, a pochi chilometri dalla riva destra dell’Arno. Nella parte absidale della pieve romanica di S. Antonino è visibile una grande ara etrusca con frequentazione a partire dal V secolo fino al I secolo a.C. Il sito si trova all’incrocio di due probabili direttrici di accesso in Casentino, quella da Arezzo e quella dal Valdarno inferiore. Gli scavi effettuati qualche decennio fa hanno messo in luce una gradinata di accesso al tempio che aveva un orientamento opposto a quello della pieve. È noto che nei templi pagani l’altare era esterno all’edificio sacro. Il sito è una chiara testimonianza di religiosità etrusca, strettamente legata ad altri luoghi di culto della valle come quello del Monte Falterona e la sua stipe votiva, in alto Casentino.
Lasciata Arezzo proseguiamo ancora lungo la strada regionale 71 fino a raggiungere Pieve a Socana, nel comune di Castel Focognano, in Casentino, a pochi chilometri dalla riva destra dell’Arno. Nella parte absidale della pieve romanica di S. Antonino è visibile una grande ara etrusca con frequentazione a partire dal V secolo fino al I secolo a.C. Il sito si trova all’incrocio di due probabili direttrici di accesso in Casentino, quella da Arezzo e quella dal Valdarno inferiore. Gli scavi effettuati qualche decennio fa hanno messo in luce una gradinata di accesso al tempio che aveva un orientamento opposto a quello della pieve. È noto che nei templi pagani l’altare era esterno all’edificio sacro. Il sito è una chiara testimonianza di religiosità etrusca, strettamente legata ad altri luoghi di culto della valle come quello del Monte Falterona e la sua stipe votiva, in alto Casentino.