Un itinerario all'insegna della fede da Santissima Annunziata alla Porta della Mandorla del Duomo
L'itinerario ha inizio presso Santissima Annunziata, il maggiore santuario mariano di Firenze, che nasce per iniziativa di sette nobili fiorentini (fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria) che nel 1233 scelsero una vita di servizio a Dio, nella devozione alla Vergine, “Gloriosa domina nostra”.
In principio era un piccolo oratorio fuori dalle mura cittadine: Santa Maria in Cafaggio. La devozione popolare e la fede profonda portarono alla nascita di numerose opere di carità intorno al santuario e all’ampliamento e alle decorazioni della chiesa.
Dalla piazza, oltre il porticato e il “chiostrino dei voti”, si entra nella basilica. Subito a sinistra il particolare clima di raccoglimento e di orazione si riconosce nell’immagine dell’Annunciazione (1252) circondata da una sontuosa edicola (sec. XV): la luce delle candele illumina gli ex voto collocati intorno alla venerata immagine.
Si narra che il pittore, Bartolommeo, dipingendo il volto della Madonna, fu preso da sgomento e cadde svenuto; al risveglio trovò la figura meravigliosamente compiuta. Tale vicenda straordinaria e i miracoli ad essa associati fecero di questa “chiesa dell’Annunziata” uno dei punti di attrazione spirituale più significativi di Firenze.
Nella cappella a destra dell’Annunciazione (sec. XVII) è il Transito di San Giuseppe, nella tradizione popolare il Santo invocato per la buona morte. L’episodio dell’agonia di San Giuseppe non è nei vangeli, ma il suo significato è strettamente legato alla maternità di Maria e sottolinea il legame di amore che Dio, raffigurato in alto, ha stretto con l’uomo
Nel Chiostrino dei voti, dove venivano esposti gli ex voto per grazia ricevuta, sono affrescate da un lato le storie di San Filippo Benizzi, uno dei Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, dall’altro le storie della Vergine tra le quali spicca la Visitazione di Pontormo.
L'itinerario ha inizio presso Santissima Annunziata, il maggiore santuario mariano di Firenze, che nasce per iniziativa di sette nobili fiorentini (fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria) che nel 1233 scelsero una vita di servizio a Dio, nella devozione alla Vergine, “Gloriosa domina nostra”.
In principio era un piccolo oratorio fuori dalle mura cittadine: Santa Maria in Cafaggio. La devozione popolare e la fede profonda portarono alla nascita di numerose opere di carità intorno al santuario e all’ampliamento e alle decorazioni della chiesa.
Dalla piazza, oltre il porticato e il “chiostrino dei voti”, si entra nella basilica. Subito a sinistra il particolare clima di raccoglimento e di orazione si riconosce nell’immagine dell’Annunciazione (1252) circondata da una sontuosa edicola (sec. XV): la luce delle candele illumina gli ex voto collocati intorno alla venerata immagine.
Si narra che il pittore, Bartolommeo, dipingendo il volto della Madonna, fu preso da sgomento e cadde svenuto; al risveglio trovò la figura meravigliosamente compiuta. Tale vicenda straordinaria e i miracoli ad essa associati fecero di questa “chiesa dell’Annunziata” uno dei punti di attrazione spirituale più significativi di Firenze.
Nella cappella a destra dell’Annunciazione (sec. XVII) è il Transito di San Giuseppe, nella tradizione popolare il Santo invocato per la buona morte. L’episodio dell’agonia di San Giuseppe non è nei vangeli, ma il suo significato è strettamente legato alla maternità di Maria e sottolinea il legame di amore che Dio, raffigurato in alto, ha stretto con l’uomo
Nel Chiostrino dei voti, dove venivano esposti gli ex voto per grazia ricevuta, sono affrescate da un lato le storie di San Filippo Benizzi, uno dei Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, dall’altro le storie della Vergine tra le quali spicca la Visitazione di Pontormo.
Delle tre logge che delimitano la piazza, la prima ad essere costruita è quella degli Innocenti, famoso spedale fondato nel 1419. Della realizzazione fu incaricato il Brunelleschi, che già stava lavorando alla Cupola del Duomo.
Lo schema semplice del grande chiostro interno, intorno a cui si distribuiscono gli spazi più importanti, e la grande loggia lungo il prospetto principale sono segni di riparo e accoglienza per chi si reca allo spedale.
Sotto il loggiato, a sinistra, è ancora visibile la finestra - ora murata - con la “ruota”, dove venivano lasciati i bambini per essere accolti; al di sotto era un tempo posta la “pila”, una pietra a forma di acquasantiera, dove veniva adagiato il neonato che era consegnato alle cure dello spedale.
Delle tre logge che delimitano la piazza, la prima ad essere costruita è quella degli Innocenti, famoso spedale fondato nel 1419. Della realizzazione fu incaricato il Brunelleschi, che già stava lavorando alla Cupola del Duomo.
Lo schema semplice del grande chiostro interno, intorno a cui si distribuiscono gli spazi più importanti, e la grande loggia lungo il prospetto principale sono segni di riparo e accoglienza per chi si reca allo spedale.
Sotto il loggiato, a sinistra, è ancora visibile la finestra - ora murata - con la “ruota”, dove venivano lasciati i bambini per essere accolti; al di sotto era un tempo posta la “pila”, una pietra a forma di acquasantiera, dove veniva adagiato il neonato che era consegnato alle cure dello spedale.
Il primo edificio della Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1256) era di impianto gotico di forma rettangolare; alla fine del ‘400 i cistercensi fecero costruire la cappella maggiore, e le dodici cappelle laterali. Fu ampliato il monastero e, su progetto di Giuliano da Sangallo, furono realizzati il chiostro interno e il porticato sulla strada. Nel 1628 subentrarono le monache carmelitane, che portarono il corpo incorrotto di Maria Maddalena de’ Pazzi canonizzata nel 1669.
I dipinti e i rifacimenti che decorano le cappelle per la maggior parte sono opera del pittore Ciro Ferri e di Luca Giordano. Nella sala capitolare è custodita anche la Crocifissione di Perugino. Tutti i dipinti, che narrano con evidenza drammatica episodi della vita spirituale della Santa e le sue visioni mistiche di intenso dialogo diretto, erano destinati ad indicare alle suore e a coloro che varcavano la soglia della chiesa il ruolo di Maria nel cammino spirituale.
Il primo edificio della Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi (1256) era di impianto gotico di forma rettangolare; alla fine del ‘400 i cistercensi fecero costruire la cappella maggiore, e le dodici cappelle laterali. Fu ampliato il monastero e, su progetto di Giuliano da Sangallo, furono realizzati il chiostro interno e il porticato sulla strada. Nel 1628 subentrarono le monache carmelitane, che portarono il corpo incorrotto di Maria Maddalena de’ Pazzi canonizzata nel 1669.
I dipinti e i rifacimenti che decorano le cappelle per la maggior parte sono opera del pittore Ciro Ferri e di Luca Giordano. Nella sala capitolare è custodita anche la Crocifissione di Perugino. Tutti i dipinti, che narrano con evidenza drammatica episodi della vita spirituale della Santa e le sue visioni mistiche di intenso dialogo diretto, erano destinati ad indicare alle suore e a coloro che varcavano la soglia della chiesa il ruolo di Maria nel cammino spirituale.
Il primo impianto di questo complesso, sede ora di una biblioteca universitaria, è della seconda metà del ‘300: in un’ampia zona erbosa nei pressi dello Spedale degli Innocenti e del Santuario della SS. Annunziata, l’agiato fiorentino Jacopo degli Alberti fece realizzare un oratorio ed un asylum per le vedove e le fanciulle senza dote. L’Ospizio ebbe nei secoli ampliamenti e rifacimenti, ma fu sempre destinato all’accoglienza delle donne sole e dei loro bambini. Nel ‘700 fu anche sede di una scuola di ostetricia nata in seguito all’esperienza di accoglienza delle ragazze madri.
Il primo impianto di questo complesso, sede ora di una biblioteca universitaria, è della seconda metà del ‘300: in un’ampia zona erbosa nei pressi dello Spedale degli Innocenti e del Santuario della SS. Annunziata, l’agiato fiorentino Jacopo degli Alberti fece realizzare un oratorio ed un asylum per le vedove e le fanciulle senza dote. L’Ospizio ebbe nei secoli ampliamenti e rifacimenti, ma fu sempre destinato all’accoglienza delle donne sole e dei loro bambini. Nel ‘700 fu anche sede di una scuola di ostetricia nata in seguito all’esperienza di accoglienza delle ragazze madri.
L’ingresso nord del Duomo è la “Porta della Mandorla”, così detta per il rilievo di marmo intarsiato in cui la Madonna è raffigurata nella caratteristica mandorla allusiva della gloria celeste. L’opera fu realizzata da maestri di generazioni successive (1391-1422) tra cui spicca Nanni di Banco.
L’ingresso nord del Duomo è la “Porta della Mandorla”, così detta per il rilievo di marmo intarsiato in cui la Madonna è raffigurata nella caratteristica mandorla allusiva della gloria celeste. L’opera fu realizzata da maestri di generazioni successive (1391-1422) tra cui spicca Nanni di Banco.