In viaggio nella Valle del Serchio, attraversando l'Altopiano delle Pizzorne
Il percorso inizia dalla strettoia di Ponte a Moriano, che segna l'ingresso alla Valle del Serchio.
La prima destinazione è Matraia.
La pietra di Matraia è una delle pietre che contraddistinguono l'architettura cittadina dei grandi palazzi dei mercanti e le pievi delle Pizzorne. Un'arenaria grigia, di un bel tono chiaro, largamente impiegata in tutte le epoche come pietra da costruzione e da rifinitura per balconi, finestre, portali, sebbene molto sensibile all'azione degli agenti atmosferici.
Il percorso inizia dalla strettoia di Ponte a Moriano, che segna l'ingresso alla Valle del Serchio.
La prima destinazione è Matraia.
La pietra di Matraia è una delle pietre che contraddistinguono l'architettura cittadina dei grandi palazzi dei mercanti e le pievi delle Pizzorne. Un'arenaria grigia, di un bel tono chiaro, largamente impiegata in tutte le epoche come pietra da costruzione e da rifinitura per balconi, finestre, portali, sebbene molto sensibile all'azione degli agenti atmosferici.
Dalla cima del colle di Pietra Pertusa lo sguardo domina le alture morbide dell'Appennino e quelle aspre delle Apuane, oltre i monti Pisani, la costa e il luminoso orizzonte del mar Tirreno. Piccole selci lavorate datate al paleolitico sono i ritrovamenti più antichi, mentre una costruzione di pietre, disposte in circolo attorno a due pilastri istoriati, rimanda ad analoghe costruzioni rituali celtiche.
Da qui oggi i più coraggiosi si lanciano con spericolati voli di parapendio.
Dalla cima del colle di Pietra Pertusa lo sguardo domina le alture morbide dell'Appennino e quelle aspre delle Apuane, oltre i monti Pisani, la costa e il luminoso orizzonte del mar Tirreno. Piccole selci lavorate datate al paleolitico sono i ritrovamenti più antichi, mentre una costruzione di pietre, disposte in circolo attorno a due pilastri istoriati, rimanda ad analoghe costruzioni rituali celtiche.
Da qui oggi i più coraggiosi si lanciano con spericolati voli di parapendio.
Proseguendo si ioncontra l'Eremo del Crocifisso, costruito nel XVII secolo per custodire una croce miracolosamente ritrovata nel bosco; è circondato da piante secolari, querce e un enorme ippocastano.
Proseguendo si ioncontra l'Eremo del Crocifisso, costruito nel XVII secolo per custodire una croce miracolosamente ritrovata nel bosco; è circondato da piante secolari, querce e un enorme ippocastano.
Tra le numerose cappelline che sorgono dentro e fuori il paese di Boveglio, la più nota è la Cappella della Pancina; questa è caratterizzata dal bassorilievo del "Bove" (bue), così come la fontana della piazza e il fonte battesimale della chiesa di San Jacopo e Ginesio.
Tra le numerose cappelline che sorgono dentro e fuori il paese di Boveglio, la più nota è la Cappella della Pancina; questa è caratterizzata dal bassorilievo del "Bove" (bue), così come la fontana della piazza e il fonte battesimale della chiesa di San Jacopo e Ginesio.
Nel 1581 Michel de Montaigne, dopo la sua visita a Benabbio, raccontò di aver visto un "villaggio bellissimo". Nel XIV secolo la zona era governata dai Lupari, signori della valle, che, messi alle strette da Castruccio Castracani, furono banditi da Lucca e costretti a trovare rifugio a Bologna.
Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta troneggia un pregevolissimo trittico eseguito nel 1469 da Baldassare di Biagio.
Nel 1581 Michel de Montaigne, dopo la sua visita a Benabbio, raccontò di aver visto un "villaggio bellissimo". Nel XIV secolo la zona era governata dai Lupari, signori della valle, che, messi alle strette da Castruccio Castracani, furono banditi da Lucca e costretti a trovare rifugio a Bologna.
Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta troneggia un pregevolissimo trittico eseguito nel 1469 da Baldassare di Biagio.
L'itinerario si conclude ai Bagni di Lucca, una località conosciuita fin dai tempi antichi per le benefiche acque termali, amate e apprezzate anche da noti personaggi storici. Si dice che abbiano deliziato anche Dante, che pare trasse ispirazione per il "suo" Inferno dall'Orrido di Botri.
L'itinerario si conclude ai Bagni di Lucca, una località conosciuita fin dai tempi antichi per le benefiche acque termali, amate e apprezzate anche da noti personaggi storici. Si dice che abbiano deliziato anche Dante, che pare trasse ispirazione per il "suo" Inferno dall'Orrido di Botri.