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Itinerari
Itinerario nei dintorni di Figline Valdarno

Scopri i capolavori nascosti del Valdarno

Tra le colline del Chianti e il Valdarno si trova una piccola ma curiosa città: Figline Valdarno. Il nome, derivante dal latino, indica un luogo di lavorazione delle argille per la fabbricazione di vasi in terra cotta, secondo un'arte della ceramica prima etrusca e poi romana. Figline e la campagna circostante è ricca di altre storie e curiosità da scoprire. Qui, ad esempio, sono passati artisti senza tempo (Vasari e Masaccio, solo per citarne alcuni). Per questo, vi proponiamo un percorso per conoscere il lato meno conosciuto di questo territorio.

1.

Da Figline, proseguendo oltre il cimitero, per la via Vittorio Veneto, si lascia sulla destra la fattoria Degli Innocenti, con cappella settecentesca cupolata, e si raggiunge il suburbano Santuario di Santa Maria al Ponterosso, sorto attorno ad un'immagine della Madonna venerata come miracolosa, che si trovava su un tabernacolo presso un "ponte rosso".

La chiesa attuale in stile tardo rinascimentale preceduta da un portico (confrontabile con altri santuari mariani del Valdarno, come quello del Giglio di Montevarchi e quello di Montemarciano) fu costruita, come l'adiacente palazzo (dove ai primi del Seicento progettarono di stabilirsi i vescovi di Fiesole), col sostegno finanziario dei Medici, a partire dal 1570, con intatta carpenteria tardogotica della pala.

Nell'interno a una navata, alla controfacciata a destra, acquasantiera marmorea tardo cinquecentesca; all'altare della parete sinistra la Madonna che dona il Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena (Madonna di Pompei) di Egisto Sarri, 1889. Notevole soprattutto l'affresco all'altar maggiore, della Madonna col Bambino, oggetto di venerazione per lo meno dal 1499, che perciò era stato coperto da ridipinture, corone e monili, ma che è stato restaurato e ripulito di recente ed è attribuito ad uno stretto seguace di Pietro Perugino, il "Maestro di Ponterosso", al quale si assegnano ora anche altre opere, in prevalenza Madonne. Sull'altare è visitabile un tabernacolo per il Santissimo Sacramento, settecentesco (si veda l'iscrizione dietro), il cui sportello ha un Cristo portacroce che fu dipinto nella stessa epoca.

Da Figline, proseguendo oltre il cimitero, per la via Vittorio Veneto, si lascia sulla destra la fattoria Degli Innocenti, con cappella settecentesca cupolata, e si raggiunge il suburbano Santuario di Santa Maria al Ponterosso, sorto attorno ad un'immagine della Madonna venerata come miracolosa, che si trovava su un tabernacolo presso un "ponte rosso".

La chiesa attuale in stile tardo rinascimentale preceduta da un portico (confrontabile con altri santuari mariani del Valdarno, come quello del Giglio di Montevarchi e quello di Montemarciano) fu costruita, come l'adiacente palazzo (dove ai primi del Seicento progettarono di stabilirsi i vescovi di Fiesole), col sostegno finanziario dei Medici, a partire dal 1570, con intatta carpenteria tardogotica della pala.

Nell'interno a una navata, alla controfacciata a destra, acquasantiera marmorea tardo cinquecentesca; all'altare della parete sinistra la Madonna che dona il Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena (Madonna di Pompei) di Egisto Sarri, 1889. Notevole soprattutto l'affresco all'altar maggiore, della Madonna col Bambino, oggetto di venerazione per lo meno dal 1499, che perciò era stato coperto da ridipinture, corone e monili, ma che è stato restaurato e ripulito di recente ed è attribuito ad uno stretto seguace di Pietro Perugino, il "Maestro di Ponterosso", al quale si assegnano ora anche altre opere, in prevalenza Madonne. Sull'altare è visitabile un tabernacolo per il Santissimo Sacramento, settecentesco (si veda l'iscrizione dietro), il cui sportello ha un Cristo portacroce che fu dipinto nella stessa epoca.

2.

In direzione di Brollo-Poggio alla Croce, zone di antico insediamento etrusco, si trova sulla destra la chiesetta settecentesca di San Pietro al Terreno, documentata nel 1276 come canonica dipendente da Loppiano. All'altare di destra la Santissima Trinità di Agostino Melissi, pittore di scuola fiorentina del Seicento, allievo del Bilivert; all'altare a sinistra una Madonna che dona il Rosario a San Domenico e Santa Caterina da Siena, circondata dai Misteri del Rosario, del XVII secolo.

In direzione di Brollo-Poggio alla Croce, zone di antico insediamento etrusco, si trova sulla destra la chiesetta settecentesca di San Pietro al Terreno, documentata nel 1276 come canonica dipendente da Loppiano. All'altare di destra la Santissima Trinità di Agostino Melissi, pittore di scuola fiorentina del Seicento, allievo del Bilivert; all'altare a sinistra una Madonna che dona il Rosario a San Domenico e Santa Caterina da Siena, circondata dai Misteri del Rosario, del XVII secolo.

3.

Prendendo la strada in direzione di Ponte agli Stolli, nel convento dei Serviti alla Poggerina, si può vedere una Crocefissione, terracotta di Giovanni della Robbia.

Prendendo la strada in direzione di Ponte agli Stolli, nel convento dei Serviti alla Poggerina, si può vedere una Crocefissione, terracotta di Giovanni della Robbia.

4.

Tornati a Figline, si prenda la statale in direzione Arezzo costeggiando le mura e, piegando a destra, si raggiunge subito il viale che dà accesso all'Ospedale Serristori, che ha sede nella villa di San Cerbone. Qui nel XIV secolo fu edificato un castello dai Franzesi della Foresta, un casato diviso in due rami, i Figlinesi e i Franzesi, questi ultimi commercianti privilegiati da Filippo il Bello re di Francia (da cui il nome), che possedevano circa 700 case e vari castelli nei dintorni di Figline, fra cui il castello di Pian Franzese, distrutto recentemente per far posto alle miniere di lignite, quello di Cesto, di cui rimangono i ruderi, e quello, poi dei Domenichi, sopra Cavriglia.

La villa di San Cerbone, come informa un'iscrizione, "appartenuta nel secolo XVI a Giovanni Serristori e come dote della figlia Costanza passata in proprietà dei Salviati.." è passata attraverso varie proprietà, finchè, riacquistata da Umberto Serristori nel 1890 divenne la nuova sede dello spedale.

Nel refettorio del convento si trova un'Ultima Cena, comprata nel 1691 con un'attribuzione a Giorgio Vasari.
Si possono visitare gli interessanti locali della farmacia, con una ricca raccolta di vasi dei secoli XVI-XIX, in maiolica, e vetri dei secoli XVIII-XIX, e dove sono anche conservati alcuni dipinti.

Tornati a Figline, si prenda la statale in direzione Arezzo costeggiando le mura e, piegando a destra, si raggiunge subito il viale che dà accesso all'Ospedale Serristori, che ha sede nella villa di San Cerbone. Qui nel XIV secolo fu edificato un castello dai Franzesi della Foresta, un casato diviso in due rami, i Figlinesi e i Franzesi, questi ultimi commercianti privilegiati da Filippo il Bello re di Francia (da cui il nome), che possedevano circa 700 case e vari castelli nei dintorni di Figline, fra cui il castello di Pian Franzese, distrutto recentemente per far posto alle miniere di lignite, quello di Cesto, di cui rimangono i ruderi, e quello, poi dei Domenichi, sopra Cavriglia.

La villa di San Cerbone, come informa un'iscrizione, "appartenuta nel secolo XVI a Giovanni Serristori e come dote della figlia Costanza passata in proprietà dei Salviati.." è passata attraverso varie proprietà, finchè, riacquistata da Umberto Serristori nel 1890 divenne la nuova sede dello spedale.

Nel refettorio del convento si trova un'Ultima Cena, comprata nel 1691 con un'attribuzione a Giorgio Vasari.
Si possono visitare gli interessanti locali della farmacia, con una ricca raccolta di vasi dei secoli XVI-XIX, in maiolica, e vetri dei secoli XVIII-XIX, e dove sono anche conservati alcuni dipinti.

5.

Usciti da Figline in direzione di Gaville, si arriva a Scampata, la cui chiesa di San Bartolomeo, di origine romanica ma poi rifatta, si trova sul colle a destra, abbandonata. Da questa chiesa proviene una Madonna col Bambino di Ugolino di Nerio, circa 1320, oggi conservata nella chiesa moderna, a sinistra della strada, alla parete destra.

Usciti da Figline in direzione di Gaville, si arriva a Scampata, la cui chiesa di San Bartolomeo, di origine romanica ma poi rifatta, si trova sul colle a destra, abbandonata. Da questa chiesa proviene una Madonna col Bambino di Ugolino di Nerio, circa 1320, oggi conservata nella chiesa moderna, a sinistra della strada, alla parete destra.

6.

Si prosegue in una zona verdeggiante verso Gaville. Passato il paese, si raggiunge la pieve romanica, della quale si vede da prima il retro absidato, fiancheggiata da campanile dell'XI o primo XII secolo. La pieve, dedicata a San Romolo, patrono di Fiesole, era nel secolo XI a capo di un vasto plebanato, di cui faceva parte la stessa Figline. Malgrado l'esistenza di una tradizione infondata che attribuisce alla contessa Matilde di Canossa la fondazione della chiesa, l'edificio attuale è databile alla metà e oltre del XII secolo ed è strettamente confrontabile con le pievi coeve site sulla strada dei "Setteponti".

Accanto alla pieve, in un edificio "restaurato" si trova un interessante museo della civiltà contadina. La raccolta comprende oggetti in uso nelle campagne fino a pochi decenni fa e dà un'idea del vecchio mondo rurale, in cui per ogni attività c'erano appositi strumenti, spesso di antichissima origine. Il pezzo più monumentale, attorno al quale è nato il museo, è un frantoio per le olive.

Si prosegue in una zona verdeggiante verso Gaville. Passato il paese, si raggiunge la pieve romanica, della quale si vede da prima il retro absidato, fiancheggiata da campanile dell'XI o primo XII secolo. La pieve, dedicata a San Romolo, patrono di Fiesole, era nel secolo XI a capo di un vasto plebanato, di cui faceva parte la stessa Figline. Malgrado l'esistenza di una tradizione infondata che attribuisce alla contessa Matilde di Canossa la fondazione della chiesa, l'edificio attuale è databile alla metà e oltre del XII secolo ed è strettamente confrontabile con le pievi coeve site sulla strada dei "Setteponti".

Accanto alla pieve, in un edificio "restaurato" si trova un interessante museo della civiltà contadina. La raccolta comprende oggetti in uso nelle campagne fino a pochi decenni fa e dà un'idea del vecchio mondo rurale, in cui per ogni attività c'erano appositi strumenti, spesso di antichissima origine. Il pezzo più monumentale, attorno al quale è nato il museo, è un frantoio per le olive.

7.

Tornati a Figline, prendendo la statale in direzione di San Giovanni, in localita' Restone, presso un cimitero si pieghi a destra per una stradina che conduce a Sant'Andrea a Ripalta . Nell'antica chiesa, che si presenta oggi in un gradevole aspetto settecentesco ingentilito da stucchi, all'altar maggiore e' un notevole trittico datato 1436 di Andrea di Giusto, con Madonna, Bambino, re Magi e santi. (37) Nella predella Storie di Sant'Andrea con desunzioni masaccesche. Si noti anche l'intatta carpenteria tardogotica della pala.

Tornati a Figline, prendendo la statale in direzione di San Giovanni, in localita' Restone, presso un cimitero si pieghi a destra per una stradina che conduce a Sant'Andrea a Ripalta . Nell'antica chiesa, che si presenta oggi in un gradevole aspetto settecentesco ingentilito da stucchi, all'altar maggiore e' un notevole trittico datato 1436 di Andrea di Giusto, con Madonna, Bambino, re Magi e santi. (37) Nella predella Storie di Sant'Andrea con desunzioni masaccesche. Si noti anche l'intatta carpenteria tardogotica della pala.

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