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Itinerari
Itinerario tra i luoghi della carità di Firenze

Un viaggio per seguire le orme dei pellegrini, da Orsanmichele al Campanile di Giotto

La Via Sanese, la Via Pisana e la Via Francigena: sono solo alcuni tracciati che, fin dai tempi antichi, hanno accompagnato i pellegrini durante i loro viaggi spirituali. Roma era (ed è ancora oggi) una delle principali mete del turismo religioso. Un'altra città che attira visitatori della fede è Firenze. Qui è possibile ripercorrere i luoghi più significativi della storia della carità per vivere un’esperienza individuale unica.

Il cammino che vi proponiamo è un viaggio nei luoghi della generosità, da Orsanmichele, l'edificio che meglio rappresenta la carità, con la Madonna delle Grazie di Bernardo Daddi (1347), al Campanile di Giotto.

1.

Un edificio di Firenze che nella stratificazione di storie di significati interpreta in maniera più efficace la carità nell’esperienza cristiana è la Chiesa di Orsanmichele. I Capitani di Orsanmichele distribuivano ai poveri le offerte dei devoti e la gente che ogni giorno la frequentava cominciò ben presto ad attribuire numerosi miracoli alla Madonna qui raffigurata.

L'edificio è stato per lungo tempo uno spazio adeguato per la devozione della Madonna e, contemporaneamente, ha svolto anche la funzione di granaio fino al 1569. Quella che oggi sembra una strana commistione di funzioni non era affatto percepita come anomala: vita di fede e bisogni quotidiani non erano separati e, proprio nelle istanze più terrene, come il cibo, si manifestava naturale l’affidamento a Dio attraverso la Vergine. Nell’interno la tavola della Madonna delle Grazie (Bernardo Daddi, 1347) risplende per la vivacità dei colori impreziositi da dorature.

Un edificio di Firenze che nella stratificazione di storie di significati interpreta in maniera più efficace la carità nell’esperienza cristiana è la Chiesa di Orsanmichele. I Capitani di Orsanmichele distribuivano ai poveri le offerte dei devoti e la gente che ogni giorno la frequentava cominciò ben presto ad attribuire numerosi miracoli alla Madonna qui raffigurata.

L'edificio è stato per lungo tempo uno spazio adeguato per la devozione della Madonna e, contemporaneamente, ha svolto anche la funzione di granaio fino al 1569. Quella che oggi sembra una strana commistione di funzioni non era affatto percepita come anomala: vita di fede e bisogni quotidiani non erano separati e, proprio nelle istanze più terrene, come il cibo, si manifestava naturale l’affidamento a Dio attraverso la Vergine. Nell’interno la tavola della Madonna delle Grazie (Bernardo Daddi, 1347) risplende per la vivacità dei colori impreziositi da dorature.

2.

La Loggia del Bigallo fu sede di due Confraternite, fondate (1244) da Pietro da Verona, San Pier Martire, chiamato a Firenze come predicatore contro l’eresia dualista (contrapposizione tra anima e corpo). In seguito la Società Maggiore di S. Maria del Bigallo si dedicò ai malati e agli orfani, la Società Novella di S. Maria della Misericordia si occupò dell’assistenza di carcerati e infermi e di seppellire i morti poveri o senza famiglia.

La Misericordia, già stabilitasi nel 1321 in Corso Adimari (via Calzaiuoli), ebbe in dono una casa contigua di fronte al Battistero (1351). I lavori per la costruzione di un oratorio e della loggia furono affidati dalla Repubblica ad Alberto Arnoldi, impegnato anche nel cantiere del Duomo: la loggia, in angolo tra la strada e la piazza, costituiva il visibile raccordo tra il potere economico e quello religioso.

La Loggia del Bigallo fu sede di due Confraternite, fondate (1244) da Pietro da Verona, San Pier Martire, chiamato a Firenze come predicatore contro l’eresia dualista (contrapposizione tra anima e corpo). In seguito la Società Maggiore di S. Maria del Bigallo si dedicò ai malati e agli orfani, la Società Novella di S. Maria della Misericordia si occupò dell’assistenza di carcerati e infermi e di seppellire i morti poveri o senza famiglia.

La Misericordia, già stabilitasi nel 1321 in Corso Adimari (via Calzaiuoli), ebbe in dono una casa contigua di fronte al Battistero (1351). I lavori per la costruzione di un oratorio e della loggia furono affidati dalla Repubblica ad Alberto Arnoldi, impegnato anche nel cantiere del Duomo: la loggia, in angolo tra la strada e la piazza, costituiva il visibile raccordo tra il potere economico e quello religioso.

3.

Nella sede della Misericordia il campanello e la buca delle elemosine indicano il legame con l’antica origine del Sodalizio. La Carità (1970) di Pietro Annigoni e l’emblema della Confraternita (la sigla FM sotto la Croce) rappresentano le finalità e il senso dell’attività dei Confratelli: carità è portare l’altro sulle spalle, ma sarebbe umanamente impossibile se Cristo per primo non avesse portato sulle spalle la croce per la nostra redenzione.

Nella sede della Misericordia il campanello e la buca delle elemosine indicano il legame con l’antica origine del Sodalizio. La Carità (1970) di Pietro Annigoni e l’emblema della Confraternita (la sigla FM sotto la Croce) rappresentano le finalità e il senso dell’attività dei Confratelli: carità è portare l’altro sulle spalle, ma sarebbe umanamente impossibile se Cristo per primo non avesse portato sulle spalle la croce per la nostra redenzione.

4.

La parte più antica, Santa Maria, fondata dal ricco mercante Folco Portinari presso la chiesetta di Sant’Egidio (1286), è quella sita di fronte all’attuale edificio, poi occupata dalle suore Oblate, ora sede dell’omonima biblioteca. La costruzione del nuovo complesso ospedaliero, Santa Maria Nuova, continuò e si ampliò nei secoli con il chiostro “delle medicherie” (1420 circa), i lunghi corridoi a forma di croce, i chiostri incastonati negli edifici e gli ultimi grandi interventi iniziati nel ‘600 con il loggiato del Buontalenti in cui è inserita la chiesa. All’interno, murato in verticale, si trova un bassorilievo di Monna Tessa, nutrice di casa Portinari e ispiratrice della fondazione. L’esperienza della carità che si descrive in questa rappresentazione del noto episodio evangelico, “l’acqua che zampilla per la vita eterna”, è il dono di Dio per gli uomini, più profondamente comprensibile da chi, malato, è in stato di continuo bisogno e riconosce in chi si prende cura di lui la presenza di Cristo, Dio fatto uomo.

La parte più antica, Santa Maria, fondata dal ricco mercante Folco Portinari presso la chiesetta di Sant’Egidio (1286), è quella sita di fronte all’attuale edificio, poi occupata dalle suore Oblate, ora sede dell’omonima biblioteca. La costruzione del nuovo complesso ospedaliero, Santa Maria Nuova, continuò e si ampliò nei secoli con il chiostro “delle medicherie” (1420 circa), i lunghi corridoi a forma di croce, i chiostri incastonati negli edifici e gli ultimi grandi interventi iniziati nel ‘600 con il loggiato del Buontalenti in cui è inserita la chiesa. All’interno, murato in verticale, si trova un bassorilievo di Monna Tessa, nutrice di casa Portinari e ispiratrice della fondazione. L’esperienza della carità che si descrive in questa rappresentazione del noto episodio evangelico, “l’acqua che zampilla per la vita eterna”, è il dono di Dio per gli uomini, più profondamente comprensibile da chi, malato, è in stato di continuo bisogno e riconosce in chi si prende cura di lui la presenza di Cristo, Dio fatto uomo.

5.

Il Sodalizio nacque dalla proposta del Priore del Convento di San Marco, Antonino Pierozzi, ad una piccola compagnia di penitenti (1441): l’assistenza ai “poveri vergognosi”, persone umiliate da avversità economiche o politiche che si vergognavano di mendicare. L’impegno caritativo specifico rientra in un processo di specializzazione proprio del ‘400: la fede individua le soluzioni più adeguate ai bisogni concreti, usando intelligenza e creatività come strumenti al servizio della carità, che opera più efficacemente con interventi diversificati. Nell’oratorio affreschi della bottega del Ghirlandaio illustrano Le opere di misericordia e le attività caritatevoli del Sodalizio: l’estro narrativo per cui il pittore era noto celebra qui la ricchezza umana e civile della Comunità al servizio dei bisognosi. Nelle lunette sopra l’altare sono raffigurate le storie di San Martino di Tours: in particolare in quella di destra si narra il Sogno di San Martino. Martino vede Cristo che gli viene incontro coperto solo dal mantello da lui dato poco prima al povero. La scelta di questo soggetto proprio sopra l’altare aiuta a cogliere la spiritualità dei Buonomini, per i quali la reale presenza di Cristo si manifesta nel povero come nell’Eucarestia.

Il Sodalizio nacque dalla proposta del Priore del Convento di San Marco, Antonino Pierozzi, ad una piccola compagnia di penitenti (1441): l’assistenza ai “poveri vergognosi”, persone umiliate da avversità economiche o politiche che si vergognavano di mendicare. L’impegno caritativo specifico rientra in un processo di specializzazione proprio del ‘400: la fede individua le soluzioni più adeguate ai bisogni concreti, usando intelligenza e creatività come strumenti al servizio della carità, che opera più efficacemente con interventi diversificati. Nell’oratorio affreschi della bottega del Ghirlandaio illustrano Le opere di misericordia e le attività caritatevoli del Sodalizio: l’estro narrativo per cui il pittore era noto celebra qui la ricchezza umana e civile della Comunità al servizio dei bisognosi. Nelle lunette sopra l’altare sono raffigurate le storie di San Martino di Tours: in particolare in quella di destra si narra il Sogno di San Martino. Martino vede Cristo che gli viene incontro coperto solo dal mantello da lui dato poco prima al povero. La scelta di questo soggetto proprio sopra l’altare aiuta a cogliere la spiritualità dei Buonomini, per i quali la reale presenza di Cristo si manifesta nel povero come nell’Eucarestia.

6.

Anche le formelle del Campanile di Giotto rappresentano la carità nel rapporto con la fede e la speranza. Nella fascia inferiore, inoltre, viene inserito il simbolo dell'arte dell'edificare. C'è un rapporto tra le due fasce in tutto il ciclo del campanile e, in particolare, questa chiarisce l’itinerario partito da Orsanmichele: la carità muove, fa costruire non solo edifici, ma realtà umane. Gli originali delle formelle sono esposti al Museo dell’Opera del Duomo.

Anche le formelle del Campanile di Giotto rappresentano la carità nel rapporto con la fede e la speranza. Nella fascia inferiore, inoltre, viene inserito il simbolo dell'arte dell'edificare. C'è un rapporto tra le due fasce in tutto il ciclo del campanile e, in particolare, questa chiarisce l’itinerario partito da Orsanmichele: la carità muove, fa costruire non solo edifici, ma realtà umane. Gli originali delle formelle sono esposti al Museo dell’Opera del Duomo.

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