Opere d'arte nella storia e nel gusto
Il vostro itinerario può iniziare dal Duomo di Siena. Qui gli artisti più innovativi del Quattrocento concepirono i loro principali cicli pittorici e scultorei: Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, fu chiamato ad affrescare la Libreria Piccolomini, all'interno della stessa Cattedrale, creata per conservare la biblioteca di Papa Pio II e per celebrarne i fasti narrandone le gesta in una raffigurazione di rara eleganza, acuto spirito narrativo, eleganza formale ed esuberanza cromatica. Al disotto degli affreschi, le vetrine conservano un repertorio di antifonari decorati da miniature tra le più eccelse nel Quattrocento.
Ricchissima è anche la decorazione scultorea, che annovera i protagonisti dell'arte plastica rinascimentale: da Donatello al Vecchietta a Francesco di Giorgio fino a Michelangelo. Di insuperata eleganza, ancora, le tarsie marmoree del pavimento che furono realizzate dai più grandi artisti del Quattro e Cinquecento: Matteo di Giovanni, Guidoccio Cozzarelli, Benvenuto di Giovanni Antonio Federighi e, soprattutto, Domenico Beccafumi che ne disegnò ben tredici.
Il Duomo, con i suoi marmi bianchi e le sue guglie, ci ricorda per affinità cromatica i biscotti tipici di Siena, quei Cavallucci che, ricoperti di zucchero candido, svelano un cuore di mandorle e spezie, a ricordare le influenze orientali della città. Passeggiando per le strade del centro storico, spesso vi capiterà di sentirne il profumo fragrante di amaretto e canditi. La loro origine è curiosa: erano infatti i biscotti offerti ai viaggiatori a cavallo, nutrienti e facili da mangiare anche durante un lungo viaggio in sella. Da qui il nome "Cavallucci". Oggi sono una delle bandiere culinarie della città.
Il vostro itinerario può iniziare dal Duomo di Siena. Qui gli artisti più innovativi del Quattrocento concepirono i loro principali cicli pittorici e scultorei: Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, fu chiamato ad affrescare la Libreria Piccolomini, all'interno della stessa Cattedrale, creata per conservare la biblioteca di Papa Pio II e per celebrarne i fasti narrandone le gesta in una raffigurazione di rara eleganza, acuto spirito narrativo, eleganza formale ed esuberanza cromatica. Al disotto degli affreschi, le vetrine conservano un repertorio di antifonari decorati da miniature tra le più eccelse nel Quattrocento.
Ricchissima è anche la decorazione scultorea, che annovera i protagonisti dell'arte plastica rinascimentale: da Donatello al Vecchietta a Francesco di Giorgio fino a Michelangelo. Di insuperata eleganza, ancora, le tarsie marmoree del pavimento che furono realizzate dai più grandi artisti del Quattro e Cinquecento: Matteo di Giovanni, Guidoccio Cozzarelli, Benvenuto di Giovanni Antonio Federighi e, soprattutto, Domenico Beccafumi che ne disegnò ben tredici.
Il Duomo, con i suoi marmi bianchi e le sue guglie, ci ricorda per affinità cromatica i biscotti tipici di Siena, quei Cavallucci che, ricoperti di zucchero candido, svelano un cuore di mandorle e spezie, a ricordare le influenze orientali della città. Passeggiando per le strade del centro storico, spesso vi capiterà di sentirne il profumo fragrante di amaretto e canditi. La loro origine è curiosa: erano infatti i biscotti offerti ai viaggiatori a cavallo, nutrienti e facili da mangiare anche durante un lungo viaggio in sella. Da qui il nome "Cavallucci". Oggi sono una delle bandiere culinarie della città.
Di fronte al Duomo sorge lo Spedale di Santa Maria della Scala, un tempo potentissima istituzione economica. Al suo interno, alla grande impresa degli affreschi del Pellegrinaio, l'intervento del Vecchietta per la Sagrestia Grande che dipinse l'intero ambiente con Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento; e del Beccafumi, nella giovanile Visitazione.
Fuori da questo luogo potrete passeggiare verso la vicina Pinacoteca Nazionale, sostando nei caffè o nei forni che incontrerete e chiedendo di assaggiare i Ricciarelli, biscotti dalla forma di grandi chicchi di riso, così chiamati in onore del loro "padre putativo" - Riacciardetto della Gherardesca, reduce dalle Crociate in Terra Santa e chiaramente ispirato dai sapori mediorientali - e prodotti con mandorle, uova e zucchero. Un pranzo leggero potrà rinfrancarvi e prepararvi al pomeriggio.
Di fronte al Duomo sorge lo Spedale di Santa Maria della Scala, un tempo potentissima istituzione economica. Al suo interno, alla grande impresa degli affreschi del Pellegrinaio, l'intervento del Vecchietta per la Sagrestia Grande che dipinse l'intero ambiente con Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento; e del Beccafumi, nella giovanile Visitazione.
Fuori da questo luogo potrete passeggiare verso la vicina Pinacoteca Nazionale, sostando nei caffè o nei forni che incontrerete e chiedendo di assaggiare i Ricciarelli, biscotti dalla forma di grandi chicchi di riso, così chiamati in onore del loro "padre putativo" - Riacciardetto della Gherardesca, reduce dalle Crociate in Terra Santa e chiaramente ispirato dai sapori mediorientali - e prodotti con mandorle, uova e zucchero. Un pranzo leggero potrà rinfrancarvi e prepararvi al pomeriggio.
Una volta giunti alla Pinacoteca Nazionale entrerete in una sorta di enciclopedia della cultura figurativa senese, dove tutti i protagonisti sono illustrati con ampiezza di opere di indiscussa qualità: da Francesco di Giorgio al Vecchietta, da Matteo di Giovanni a Giacomo Cozzarelli, da Benvenuto di Giovanni a Girolamo di Benvenuto, al Beccafumi.
A questo punto del vostro percorso, sarete pronti per conoscere l'ultimo - e forse più noto - dolce senese: il Panforte. Prodotto con frutta candita, miele, spezie, frutta secca e zucchero, è una sorta di inno all'abbondanza e ai profumi caldi dell'oriente. I suoi colori ricordano molti dei quadri che avrete visto dentro la Pinacoteca Nazionale. Potrete assaporarne l'esplosione di sapori sorseggiando assieme anche un bicchiere di Vin Santo, il tipico vino dell'ospitalità in Toscana. Nei colori del Panforte e del Vin Santo, che si fonderanno con quelli del tramonto e delle costruzioni in mattoncini della città, così come nei loro profumi, ritroverete tutto il fascino di Siena.
Una volta giunti alla Pinacoteca Nazionale entrerete in una sorta di enciclopedia della cultura figurativa senese, dove tutti i protagonisti sono illustrati con ampiezza di opere di indiscussa qualità: da Francesco di Giorgio al Vecchietta, da Matteo di Giovanni a Giacomo Cozzarelli, da Benvenuto di Giovanni a Girolamo di Benvenuto, al Beccafumi.
A questo punto del vostro percorso, sarete pronti per conoscere l'ultimo - e forse più noto - dolce senese: il Panforte. Prodotto con frutta candita, miele, spezie, frutta secca e zucchero, è una sorta di inno all'abbondanza e ai profumi caldi dell'oriente. I suoi colori ricordano molti dei quadri che avrete visto dentro la Pinacoteca Nazionale. Potrete assaporarne l'esplosione di sapori sorseggiando assieme anche un bicchiere di Vin Santo, il tipico vino dell'ospitalità in Toscana. Nei colori del Panforte e del Vin Santo, che si fonderanno con quelli del tramonto e delle costruzioni in mattoncini della città, così come nei loro profumi, ritroverete tutto il fascino di Siena.
Se volete proseguire nella ricerca dei capolavori del Rinascimento Senese, con una breve gita "fuori porta" (letteralmente) potrete dirigervi verso uno dei monumenti religiosi più significativi della città, dedicato alla figura del signore di Siena Pandolfo Petrucci: la Basilica dell'Osservanza, fondata da San Bernardino e scelta da Pandolfo come luogo della sua sepoltura. Nella sagrestia, da lui progettata, furono allestiti l'elegante coro ligneo intagliato da Antonio Barili e il gruppo scultoreo in terracotta policromata plasmato da Giacomo Cozzarelli in un intenso linguaggio espressivo sostenuto da una raffinata policromia, capolavoro della statuaria senese tardorinascimentale.
Se volete proseguire nella ricerca dei capolavori del Rinascimento Senese, con una breve gita "fuori porta" (letteralmente) potrete dirigervi verso uno dei monumenti religiosi più significativi della città, dedicato alla figura del signore di Siena Pandolfo Petrucci: la Basilica dell'Osservanza, fondata da San Bernardino e scelta da Pandolfo come luogo della sua sepoltura. Nella sagrestia, da lui progettata, furono allestiti l'elegante coro ligneo intagliato da Antonio Barili e il gruppo scultoreo in terracotta policromata plasmato da Giacomo Cozzarelli in un intenso linguaggio espressivo sostenuto da una raffinata policromia, capolavoro della statuaria senese tardorinascimentale.