Un viaggio alla scoperta degli Etruschi nel Montalbano
A partire dall’VIII secolo a.C. nel territorio dell’Italia centrale compreso fra gli Appennini e il mare, e fra i fiumi Tevere e Arno, si sviluppò la civiltà Etrusca, un popolo raffinato e insieme misterioso la cui origine rimane ancora sconosciuta.
La civiltà crebbe e divenne importante anche grazie alle condizioni climatiche favorevoli del territorio, che resero possibile la coltura del grano, delle viti e degli ulivi; i boschi di querce fornivano inoltre il legname necessario per le abitazioni e per le costruzioni delle navi. I giacimenti minerari garantivano ferro e argento.
Un ambiente così ricco di risorse è stato determinante per la crescita degli Etruschi, che iniziarono a espandersi a sud verso la Campania e a nord verso la Pianura Padana.
Vi vogliamo proporre un itinerario alla scoperta degli Etruschi nella zona del Montalbano orientale, toccando le bellissime città di Carmignano e Artimino, con le loro più importanti necropoli e la favolosa villa Medicea chiamata Villa La Ferdinanda o dei 100 Camini, entrata a far parte del Patrimonio Culturale dell’Unesco.
Carmignano, un comune della provincia di Prato, è circondato da boschi, uliveti e vigneti. Grazie alla sua perfetta posizione strategica sul Montalbano, è stato per secoli oggetto di continue contese. Tra le testimonianze storiche da vedere, ricordiamo i resti della Rocca di Carmignano, la Pieve di San Leonardo, l’Abbazia di San Martino e la Chiesa di San Michele.
Se entrate all’interno della Chiesa di San Michele potrete ammirare sull’altare destro la Visitazione, dipinta dal Pontormo negli anni intorno al 1530, con un notevole e pregevole contrasto fra i colori intensi dei personaggi e lo sfondo monocromo.
Il territorio di Carmignano rappresenta il polo di maggior interesse archeologico etrusco grazie alle testimonianze riportate alla luce negli ultimi 30 anni. Tali ricerche hanno evidenziato soprattutto i monumenti pertinenti all’utilizzo dell’area da parte degli etruschi dal VII secolo a.C. al I secolo a.C.
Uno dei luoghi più suggestivi del Montalbano è il colle di Pietramarina, dove appunto c’è l’area archeologica di Pietramarina distante solo 7 km dal comune di Carmignano in località Montelupo Fiorentino.
Dalla sommità del colle è possibile dominare e controllare tutta la piana fiorentina e le colline del Volterrano. Nei giorni più limpidi, dal grande masso chiamato “Masso del Diavolo”, addirittura si può scorgere il mare (da qui deriva il nome Pietramarina). La sua posizione, le dimensioni e le tracce di un’impronta di un caprone hanno fatto fiorire leggende popolari relative ad antichi riti sacrificali legati alla figura del Diavolo (da qui deriva il nome).
Carmignano, un comune della provincia di Prato, è circondato da boschi, uliveti e vigneti. Grazie alla sua perfetta posizione strategica sul Montalbano, è stato per secoli oggetto di continue contese. Tra le testimonianze storiche da vedere, ricordiamo i resti della Rocca di Carmignano, la Pieve di San Leonardo, l’Abbazia di San Martino e la Chiesa di San Michele.
Se entrate all’interno della Chiesa di San Michele potrete ammirare sull’altare destro la Visitazione, dipinta dal Pontormo negli anni intorno al 1530, con un notevole e pregevole contrasto fra i colori intensi dei personaggi e lo sfondo monocromo.
Il territorio di Carmignano rappresenta il polo di maggior interesse archeologico etrusco grazie alle testimonianze riportate alla luce negli ultimi 30 anni. Tali ricerche hanno evidenziato soprattutto i monumenti pertinenti all’utilizzo dell’area da parte degli etruschi dal VII secolo a.C. al I secolo a.C.
Uno dei luoghi più suggestivi del Montalbano è il colle di Pietramarina, dove appunto c’è l’area archeologica di Pietramarina distante solo 7 km dal comune di Carmignano in località Montelupo Fiorentino.
Dalla sommità del colle è possibile dominare e controllare tutta la piana fiorentina e le colline del Volterrano. Nei giorni più limpidi, dal grande masso chiamato “Masso del Diavolo”, addirittura si può scorgere il mare (da qui deriva il nome Pietramarina). La sua posizione, le dimensioni e le tracce di un’impronta di un caprone hanno fatto fiorire leggende popolari relative ad antichi riti sacrificali legati alla figura del Diavolo (da qui deriva il nome).
L’antica via per Comeana, che segue la riva destra del fiume Ombrone, era probabilmente la zona preferita per le grande fattorie, e lungo di essa i grandi proprietari etruschi costruivano i tumuli funerari per loro stessi e per la loro famiglia. Qui infatti si trovano alcuni fra i più importanti ritrovamenti etruschi come il grandioso tumulo di Montefortini e la Tomba Etrusca di Boschetti.
Oltre a ospitare e proteggere i resti dei defunti dagli animali e dagli "spiriti negativi", il tumulo serviva a esibire la “potenza” e l’importanza della famiglia proprietaria, attraverso l’utilizzo di materie prime di qualità (ad esempio la pietra).
Da qui proseguiamo la nostra scoperta della civiltà etrusca andando verso Artimino.
Anche la famosa Villa Medicea di Artimino, chiamata Villa La Ferdinanda, dal nome del suo committente, il Granduca Ferdinando I De Medici, che la volle come personale residenza di caccia, è stata costruita su un luogo in buona parte occupato dall’insediamento etrusco.
Lo stesso dimostrano anche gli scavi dell'area sacra della Paggeria (resti di strutture murarie, ritrovamento di monete, statuette ecc) e la presenza della Necropoli di Prato Rosello che si trova sul terrazzamento posteriore del parco della Villa. Qui sono state trovate tantissime tombe. I tumuli più significativi sono quelli denominati significativi A, B, C, X e Z.
Dopo aver visitato Prato Rosello, non potete non visitare la Villa, fatta edificare tra il 1596 e il 1600 per diventare il luogo dove la corte dei granduchi si spostava da Firenze in occasione delle battute di caccia. Fu progettata da Bernardo Buontalenti (la celebre scalinata esterna d’entrata era presente già nei suoi progetti originari, ma fu aggiunta solo nel 1930). Per i numerosi comignoli sul tetto, è conosciuta anche come “Villa dei 100 Camini”.
Il giro turistico potrà terminare nella visita del piccolo borgo di Artimino, un piccolo centro fortificato, ancora oggi racchiuso da una cerchia di mura medievali. Nei dintorni del nucleo antico, c’è la pieve romanica di San Leonardo che la tradizione vuole sia stata fondata dalla Contessa Matilde.
Nel borgo potrete vedere anche il Museo Archeologico di Artimino "Francesco Nicosia", con un percorso museale molto semplice e intuitivo: il piano superiore è dedicato al “mondo dei vivi” quindi i cimeli e le testimonianze degli abitati di Artimino e Pietramarina, mentre il piano inferiore è dedicato al “mondo dei morti”, ovvero alle sepolture e le necropoli di Comeana e di Artimino. Al suo interno sono custoditi reperti e opere di notevole importanza: sculture, monete, e il famoso Incensiere di Bucchero ritrovato a Prato Rosello.
L’antica via per Comeana, che segue la riva destra del fiume Ombrone, era probabilmente la zona preferita per le grande fattorie, e lungo di essa i grandi proprietari etruschi costruivano i tumuli funerari per loro stessi e per la loro famiglia. Qui infatti si trovano alcuni fra i più importanti ritrovamenti etruschi come il grandioso tumulo di Montefortini e la Tomba Etrusca di Boschetti.
Oltre a ospitare e proteggere i resti dei defunti dagli animali e dagli "spiriti negativi", il tumulo serviva a esibire la “potenza” e l’importanza della famiglia proprietaria, attraverso l’utilizzo di materie prime di qualità (ad esempio la pietra).
Da qui proseguiamo la nostra scoperta della civiltà etrusca andando verso Artimino.
Anche la famosa Villa Medicea di Artimino, chiamata Villa La Ferdinanda, dal nome del suo committente, il Granduca Ferdinando I De Medici, che la volle come personale residenza di caccia, è stata costruita su un luogo in buona parte occupato dall’insediamento etrusco.
Lo stesso dimostrano anche gli scavi dell'area sacra della Paggeria (resti di strutture murarie, ritrovamento di monete, statuette ecc) e la presenza della Necropoli di Prato Rosello che si trova sul terrazzamento posteriore del parco della Villa. Qui sono state trovate tantissime tombe. I tumuli più significativi sono quelli denominati significativi A, B, C, X e Z.
Dopo aver visitato Prato Rosello, non potete non visitare la Villa, fatta edificare tra il 1596 e il 1600 per diventare il luogo dove la corte dei granduchi si spostava da Firenze in occasione delle battute di caccia. Fu progettata da Bernardo Buontalenti (la celebre scalinata esterna d’entrata era presente già nei suoi progetti originari, ma fu aggiunta solo nel 1930). Per i numerosi comignoli sul tetto, è conosciuta anche come “Villa dei 100 Camini”.
Il giro turistico potrà terminare nella visita del piccolo borgo di Artimino, un piccolo centro fortificato, ancora oggi racchiuso da una cerchia di mura medievali. Nei dintorni del nucleo antico, c’è la pieve romanica di San Leonardo che la tradizione vuole sia stata fondata dalla Contessa Matilde.
Nel borgo potrete vedere anche il Museo Archeologico di Artimino "Francesco Nicosia", con un percorso museale molto semplice e intuitivo: il piano superiore è dedicato al “mondo dei vivi” quindi i cimeli e le testimonianze degli abitati di Artimino e Pietramarina, mentre il piano inferiore è dedicato al “mondo dei morti”, ovvero alle sepolture e le necropoli di Comeana e di Artimino. Al suo interno sono custoditi reperti e opere di notevole importanza: sculture, monete, e il famoso Incensiere di Bucchero ritrovato a Prato Rosello.