Il marmo di Seravezza
Un materiale pregiato, di un bianco candido o arricchito di venature colorate: lo si trova in edifici storici e monumenti di spicco legati ai Medici
Il marmo di Seravezza è uno dei materiali di maggior prestigio della zona. L’uso di questa pietra è documentato fin dai tempi degli Etruschi e successivamente dei Romani, ma è con la famiglia De’ Medici che diventa di uso comune nella costruzione di edifici e monumenti.
I blocchi di marmo che si trovano tra la Versilia e le Alpi Apuane hanno caratteristiche molto diverse tra loro: si trovano nelle forme più pure e più bianche o con venature colorate — verde, viola, giallo — date dalla presenza di altri minerali. Tra le varietà più note ci sono il bianco di Ceragliola, il bardiglietto Costa, l’arabescato e la breccia Medicea (o breccia di Seravezza). Quest’ultimo tipo deve il suo nome proprio ai De’ Medici. Il Granduca Cosimo I, possessore del monopolio delle cave, predispose il largo utilizzo del marmo, che venne impiegato ad esempio nel coro del Duomo di Firenze e per gli obelischi in piazza Santa Maria Novella.
Al marmo di Seravezza è legata anche la figura di Michelangelo Buonarroti, che fu incaricato dal Granduca di prelevare dei blocchi con cui realizzare la facciata della Chiesa di San Lorenzo a Firenze. L’impresa durò molto tempo e la realizzazione della strada per il trasporto della pietra fu difficoltosa: il progetto venne infine abbandonato. Oggi la direttrice storica che collega Seravezza a Firenze prende il nome di Via di Michelangelo.
La storia del marmo e la sua lavorazione sono esposte al Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari della Versilia Storica, a Seravezza.